La recensione su Mission: Impossible - Fallout

di alan smithee

5 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Foschi presagi pervadono, nell'incipit plumbeo e minaccioso, i sogni intimi dell'agente segreto Ethan Hunt, perennemente a debito con la propria vita privata, mal gestita, se non del tutto trascurata a causa di un lavoro fuori dagli schemi che lo impegna senza soluzione di continuità, in incognito, e continuamente a rischio della propria incolumità, senza che alcun riconoscimento ufficiale possa mai essergli apertamente avvalorato, in quanto essere umano continuamente in incognito.

Il fallimento di una serrata trattativa portata avanti per sgominare i vertici di una setta anarchica conosciuta come "Gli apostoli", conduce Hunt a doversi districare entro un intrigo in cui diversi servizi deviati si contendono alcune pericolosissimi ordigni a forma di sfera, contenenti altrettante bombe radioattive in grado di sterminare l'umanità.

Simon Pegg, Ving Rhames, Rebecca Ferguson, Tom Cruise

Con centro d'azione la rivoltata in due città di Parigi, messa per l'occasione letteralmente a ferro e fuoco e scombussolata nella sua ordinata consueta caotica confusione di massa grazie a scene di inseguimento al cardiopalma organizzate in modo mirabile (e che consentono ancora una volta all'attore, produttore ed anima portante del progetto plurimo inarrestabile di M.I. - Tom Cruise, vanesio più che mai e sciupato solo un po' di viso, ma in gran forma tenuto conto che si avvicina ai sessanta - di dimostrare quanto vale la propria prestanza fisica, rifiutando in molte scene con ostentata arditezza la copertura di stuntmen, ma anzi rischiando sulla propria pelle, ben buona pace dei media e del gossip più irriducibile), il sesto capitolo della fortunata saga ci conduce in capo al mondo, tra inseguimenti in moto o via aerea su elicotteri impazziti che si rotolano su pendici nevose di vette mozzafiato.

Il film ritrova alcuni dei membri quasi originari della squadra (Ving Rhames e Simon Pegg), ne riprende dagli ultimi episodi molti altri (la promessa Michelle Monaghan, la tentatrice Rebecca Ferguson, il boss Alec Baldwin), e ne introduce nuovi, buoni o cattivi che siano nella loro cangiante veste di personaggi a doppia, se non plurima, facciata: tra questi spicca, per complessità e coinvolgimento nel ruolo, il personaggio ambiguo e contrastato validamente reso da un insolitamente fosco Henry Cavill, che abbandona e mette da parte con questo ruolo i personaggi candidi ed onesti resi iconici col suo ultimo, sacrificale Superman.

In M.I. - lo sappiamo dal primo episodio diretto da Brian De Palma - la logica della vicenda conta relativamente poco, e tutto il vorticoso irrefrenabile contendere è organizzato per scombinare le già confuse carte che sono in tavola, in modo da rendere l'intrico così complesso ed artificioso, che non conviene nemmeno perdersi nei dettagli, tentare di seguire una logica d'azione che costituisca pertinente filo conduttore, lasciandosi più superficialmente prendere dall'azione e liberando la mente da inutili tentativi di riordino di indizi: tutto è troppo sopra le righe, così meccanico ed improbabile, ma anche piuttosto divertente nel suo incalzante e rutilante susseguirsi di azione, che conviene porsi pochi quesiti, e farsi prendere dalla congruente verve registica del cineasta e sceneggiatore statunitense Christopher McQuarrie.

Un regista già più volte recidivo con Tom Cruise in action piuttosto validi, e direttore della precedente avventura in capo alla saga in questione.

Si esce di sala frastornati almeno come nelle precedenti puntate, probabilmente un po' più stufi di quell'Ethan Hunt, agente senza paura né esitazioni quando è in gioco il destino del mondo e quanto per salvarlo ci si deve buttar giù da un palazzo di svariati piani, ma anche persona galante e dotato di un proprio codice d'onore e di sentimenti di compassione (la cura con cui si preoccupa della poliziotta ferita dai cattivi): Hunt rimane pur sempre un fantasma, un personaggio di materiale asettico, nonostante si tenti inutilmente di attribuirgli un carattere, una umanità, un codice di comportamento che ce lo restituiscano come essere umano fallibile e vulnerabile come la massa.

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