Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
La famiglia e' il luogo della nostra biografia, il posto dove impariamo ad essere morali. La famiglia ci insegna ad inseguire la normalita' , la razionalita' e la serenita' di una vita borghese. Qualunque cosa accada nella nostra famiglia lo riteniamo giusto almeno fino a quando non lo confrontiamo con quello che gli altri ritengono giusto. Il giudice Mario Ponticelli trascorre la sua vita con la sorella Marta cercando di reprimere la sua felicita' e la sua volonta' di avere un' esistenza diversa non misurata sulle esigenze della sorella.Stretto tra l'anormalita' di Marta e la frenesia dell' artista Giovanni Sciabola, il giudice comincia ad avere pensieri strani che non ha il coraggio di trasformare in azioni concrete. La soluzione finale di un rapporto fraterno non riesce nemmeno ad esprimersi quando il magistrato parla con l'artista, il primo si limita a minacciare il suo potere contro il secondo,visto che i due si sono conosciuti dopo il suicidio dell'amante del secondo, il primo piu' lo frequenta meno crede al suicidio della donna. L'idea dell ' omicidio di Marta rimane tale per il rifiuto di Sciabola, ma soprattutto perche' il fratello non riesce a staccarsi dalla sua normalita', cosi' come in passato questa mancanza di volonta' avra' represso i suoi desideri incestuosi verso la sorella. Bellocchio rimette al centro la famiglia come struttura da scardinare con la blasfemia, istituzione che puo' sopravvivere alla follia solo con l' ipocrisia,alla autodistruzione con la repressione. Oggi preferiamo allontanare il dolore e la malattia per avere la tranquillita' di non riflettere sul fatto che i veri malati siamo noi incapaci di deviare da una esistenza mediocre. Film schizofrenico e anarchico libero di non cadere nelle letture univoche e lineari.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta