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Roma

Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film

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Fulvio Wetzl

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Roma

di Fulvio Wetzl
10 stelle

L'eroismo del quotidiano

Alfonso Cuaron torna a Ciudad de México, e in un nitidissimo bianco e nero, non immemore de Los Olvidados di Louis Buñuel, filmato in prima persona, racconta la sua infanzia nel quartiere medioborghese di Roma, nel 1971. Cleo domestica india in una famiglia, padre e madre, una nonna, quattro figli tra l'infanzia e la prima adolescenza, ad un passo dallo sfasciarsi, passa le giornate ad attraversare le stanze, seguìta da panoramiche di 360°, a svegliare e addormentare i bambini, preparare colazioni, lavare androni, raccogliere escrementi del cane, spegnere le luci ad una ad una nella notte. E' il motore silenzioso della famiglia, guarda ma non giudica, ma il suo sguardo non è sottomesso, Cleo è intenta a cercare di capire. Quest'espressione mi ha ricordato quelle sul viso degli anziani coniugi che in Una Storia di Tokio di Yashujiro Ozu, visitano figli ingrati e nuore devote, ma senza giudicare mai. Intorno la "storia" accade, con terremoti e incendi, sommosse represse nel sangue, guerre tra bande di giovani indios che partecipano a esercitazioni marziali, spacciate da istruttori americani per ricerca del sé. Il tutto descritto con carrelli lunghissimi ma non distanti (il carrello di per sé suggerisce di solito la distanziazione, il non coinvolgimento di chi ha in mano la macchina da presa), sia per le strade della città che nelle aperte campagne coltivate nei dintorni. E il miracolo di Cuaron è proprio questo: far scaturire le emozioni più profonde senza pilotarle ma descrivendole. Come in sottofinale la scena meravigliosa, memore del finale di Quattrocento Colpi di Truffaut, in cui Cleo, che non sa nuotare, entra in mare sfidando il crescere delle onde, per salvare i bambini a lei affidati. Sofia la madre e Cleo vivono due tragitti paralleli, lasciata dal marito partito "in viaggio d'affari" la madre, lasciata al cinema Cleo, durante la proiezione di Tre Uomini in fuga (!) da Firmin, un coetaneo dedito alle arti marziali, che se la dà a gambe, non appena informato da Cleo di un ritardo del ciclo. Mentre gli aerei solcano il cielo diretti altrove, come Cuaron, che oggi vive a Pietrasanta, specchiandosi nei pavimenti costantemente lavati e rilavati, assistiamo all' eroismo del quotidiano di Cleo, che Yalitza Aparicio, probabilmente esordiente, rende con assoluta e commovente aderenza, la osserviamo vivere e sopravvivere a colpi e contraccolpi che fiaccherebbero chiunque, vediamo il nascere di una vera e profonda solidarietà femminile (non dimentichiamo anche la monumentale mamma di Sofia), e riflettiamo sull'inconsistenza e scelleratezza dei maschi, ora come allora. Un capolavoro. *****

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