Regia di Spike Lee vedi scheda film
Non eccellente, ma sicuramente un film nella media quello di Spike Lee: "BlacKkKlansman" è una delle tante testimonianze del razzismo made in America, portatrice di una particolare verità che tutt'ora, spaventosamente, attanaglia il popolo americano. Tratto dal libro autobiografico di Ron Stallworth, il film narra delle vicende di quest'ultimo, ragazzo afroamericano (interpretato da John David Washington) che durante gli anni 70' diventa poliziotto a Colorado Springs; in particolare, Stallworth vuol essere un agente sotto copertura. Durante un comizio sui diritti civili egli conosce Patrice (Laura Harrier), presidente dell'unione studentesca dei neri al Colorado Collage; diventano in poco tempo conoscenti. Durante la lettura di un giornale, Stallworth nota il contatto telefonico del Ku Klux Klan, famosa organizzazione segreta razzista/violenta americana, ed instaura un rapporto d'amicizia direttamente col presidente del cantone di Colorado, Walter Breachway (Ryan Eggold), fingendosi bianco. Da qui Stallworth manderà il collega Flip Zimmerman (Adam Driver), con l'intento di infiltrarsi nel clan. Col passare del tempo Zimmerman, col nome di Stallworth, arriverà a conoscere persino David Duke (Topher Grace), Gran Maestro del Ku Klux Klan. Del film possiamo riconoscere le incredibili qualità di regia e montaggio, ma non è da sottovalutare la tematica trattata: non ho visto quasi nulla di Lee, ma riconosco delle innumerevole sue pellicole fondate sul tema del razzismo o simili. Bisogna ammettere che la mano di chi ne ha realizzato l'opera si riconosce, e anche molto bene. Gli interpreti stessi tendono a intensificare i propri ruoli, rendendoli degni di un proprio nome e di una propria statura: lo stesso protagonista riesce a creare, alla perfezione, un mix di intelligenza, furbizia e conoscenza, proclamandosi credibile agli occhi di chi lo guarda e/o ascolta. Le immagini che passano durante la prima mezz'ora sono fredde, massicce, come uno schiaffo dritto in faccia. Saranno state la regia o le intenzioni di Lee stesso a volerne giustificare la presenza? Chissà, diamo comunque a Cesare quel che è di Cesare, riconoscendone le perle (o scene) migliori del film, anche se una in particolare rispecchia l'ipocrisia dell'essere umano, ovvero quella del comizio sui diritti civili. L'uomo, così come nell'antichità, rispecchia la legge del taglione e si vanta di questa sua scelta: le "grida" emanate dalle persone presenti nella scena erano grida di persone disperate, incoscenti del fatto di non portare un fine a quel segno distruggendo, talvolta, quel poco di umano che si poteva fare o necessitare. La realtà messa in scena da Lee è una realtà molto più che verosimile e, sicuramente, un regista del suo calibro riconosce le potenzialità visive che queste scene possono dare, portando oltre l'immaginazione dello spettatore stesso.
Perciò, accettato questo "BlacKkKlansman"!
7½.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta