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Slender Man

Regia di Sylvain White vedi scheda film

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La recensione su Slender Man

di alan smithee
3 stelle

Le leggende metropolitane sono sempre esistite e hanno trovato nella fantasia e nelle suggestioni che la realtà trasfigurata e ritoccata nei suoi dettagli, a volte evoca e suggerisce. Un fenomeno che è andato di pari passo con l'incrementarsi da inizi '900 del tempo libero da dedicare ognuno ai propri interessi, alle proprie attitudini preferenziali, e con lo sviluppo tecnologico cresciuto in proporzione abnorme durante gli ultimi cento anni, rispetto ad ogni epoca precedente; inoltre, la tendenza a trasferire dal racconto orale, a quello scritto, all'arte visiva e quindi al cinema, le storie, spesso concitate, quasi sempre paurose e macabre, che da questi racconti di fantasia - quasi sempre senza un autore definito -  hanno generato il proliferare di tutta una "letteratura" in materia di incubi macabri, che la diffusione di internet non ha fatto che alimentare ed esaltare.

Il cinema, e l'horror in particolare, si sono ritrovati molto spesso a sviluppare storie e risvolti nati da queste lugubri e nere leggende metropolitane, ed oggi, a nemmeno un ventennio da quel The Ring giapponese che generò un prematuro ma fortunato remake più seguito americano, tutto incentrato sul contenuto virulento e mortalmente condizionante di una VHS, si aggiorna oggi alle minacce che provengono ammalianti direttamente via internet.

L'ho fatta un pò troppo lunga per introdurre questo filmetto che tuttavia ha l'ambizione di trasportare al cinema una creatura malefica e misteriosa nata nemmeno una decina di anni orsono dalla fantasia malata, ma stimolante, di un fotografo bizzarro che, ad un concorso avente per oggetto foto ritoccate, ebbe l'ardire, ma anche l'intuito, di creare questo suo mostro, di nome appunto Slender Man: un essere alto quasi due metri e mezzo, che avvicina le vittime, preferibilmente bambini, ma non solo, attraverso un contatto ammaliante via internet, e poi finisce per soggiogare coloro che hanno abboccato alla sua trappola, installandosi nella testa di costoro, e diventando per le vittime una vera e propria ossessione.

Fanno questa fine quattro compagne di classe in età teen del Massachussetts, che abboccano al richiamo enigmatico e seducente di un sito, e per gioco si fanno intrappolare dall'azione seduttiva e maligna di quell'essere filiforme ("l'uomo snello" è la traduzione del titolo inglese), dai connotati indefiniti, le braccia lunghe, e la predisposizione ad apparire in prossimità di zone boschive, dando cenni della propria presenza attraverso il rumore degli alberi scossi improvvisamente da potenti movimenti di aria.

La storia si concentra in particolare su una delle quattro ragazze, Hallie, che nell'affannosa ricerca dell'amica scomparsa Katie, finirà pure lei nel gioco morboso e mortale di quella creatura misteriosa.

Peccato che regista, Sylvain White, francese ma operativo in Usa ed autore tra gli altri del brillante The Losers, ma ancor più sceneggiatori, e scenaristi, non si sforzino più di tanto di creare qualcosa che vada un pò al di là delle solite risapute situazioni d'urgenza che impegnano le vittime di un aggressore forte e inarrestabile, rispetto a quanto già visto in mille altri horror non proprio indimenticabili.

E pertanto la suggestione della creatura che si intravede poco per volta, grazie a riprese veloci, a volte quasi impercettibili, all'interno di foreste o zone sovrastati da una folta vegetazione, risulta certo suggestiva e stimolante, in un primo momento, per trasformarsi poco dopo nella consueta e scontata caccia con massacro delle vittime, mai come in questo caso designate.

E l'horror in questione finisce per rivelarsi un prodotto prefabbricato banale e scontato, funzionale al massimo per creare qualche distratto sobbalzo, uccidendo completamente le potenzialità di una creatura di fantasia che in rete, o nelle foto sapientemente artefatte del suo creatore, facevano presagire ad un futuro cinematografico ben più esaltante ed originale. 

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