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Skyscraper

Regia di Rawson Marshall Thurber vedi scheda film

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La recensione su Skyscraper

di alan smithee
4 stelle

Un grattacielo alto oltre 1 km, al cui confronto il vecchio Empire di Kong pare una villetta bifamiliare, ed il tanto esagerato Burj Khalifa di Dubai come un ostacolo ambizioso, ma abbondantemente superato.

Ad Hong Kong viene inaugurato il grattacielo non solo più alto al mondo, bensì il più sicuro ed avveniristico. Will, corpulento ex soldato ed agente FBI congedato dopo aver perso metà di un arto in un attentato, viene incaricato tramite un altro suo ex collega sopravvissuto, di presiedere il controllo di sicurezza i giorni prima della inaugurazione. Per questo vi si reca con moglie e due figlioletti, non sapendo che è stato organizzato un attentato volto a distruggere l’ambiziosa opera architettonica, e a rendere colpevole di tutto ciò egli stesso.

L’esperto di commedie da pronto incasso Rawson Marshall Thurber si butta sull’avventura e l’adrenalina da altezza, anzi vertigine, e tenta di riprodurre l’atmosfera altamente incandescente (in diversi sensi) che opere basilari ed anche indimenticabili produssero attraverso le majors nei decenni precedenti.

Inferno di cristallo è il riferimento, anche se qui manca il cast “all star” (e molto altro); ma anche Trappola di cristallo del mitico John Mc Tiernan con quello splendido personaggio di John McClane e consorte (Bruce Willis+Bonnie Bedelia) sono assai lontani, pur se la volonterosa coppia composta dal colosso Dwayne Johnson e Neve Campbell, reagisce con dignità alla malvagità e all’organizzazione impeccabile di una banda di malviventi armata sino ai denti.

Peccato che tutto risulti così perfetto ed avveniristico (grattacielo ma anche organizzazione a delinquere) da togliere l’emozione, la meraviglia, e pure quel sano senso di vertigine che, sin dalla locandina, pareva un valore aggiunto su cui poter francamente contare.

E Johnson, più che puntare all’ironia del personaggio esemplare di Willis, punta inesorabilmente alla propria fisicità da nuovo Swarzy quale effettivamente è, premiandosi una volta in più al botteghino, presso cui ormai non sbaglia mai un colpo.

Un giocattolone impecccabilmente confezionato, ma senza vero istinto né capacità, probabilmente, di creare qualla emozione genuina che i due citati e notissimi predecessori, riuscivano invece largamente a far propria.

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