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Il primo Re

Regia di Matteo Rovere vedi scheda film

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La recensione su Il primo Re

di kubritch
1 stelle

La media dei voti è 7,2. Già 7 mi sembra, davvero, esagerato.

La frase iniziale riprende il "credo quia absurdum". Ma quale dio? Un dio generico per rimandare a quello altrettanto generico e buono per ogni stagione, dei cattolici. Cosa sarebbero patria e famiglia senza dio? Selvaggi e feroci ma la mamma è un sempre la mamma e con volto madonnesco, raccomanda al fratello maggiore di prendersi cura di quello minore. Il sentimentalismo è l'altra faccia della violenza. Cioè un'affettività recitata per convincere gli altri, il pubblico o il popolo, della propria bontà d'animo e del proprio senso superiore di giustizia. Insomma, un polpettone patetico e pietistico, in pompa magna accompagnato da una colonna sonora marziale anche nelle scene in cui vanno al gabinetto. Una ricostruzione che vuole apparire verosimile ma è solo zeppa di sciocchezze storicistiche. In primis, parlano un latino da manuale liceale ma sono illetterati, senza scrittura; uomini primitivi (nel 700 a.c.? Si sa che la civiltà non esisteva prima di Cristo o di Cesare.), che staccano a morsi brandelli di carne direttamente dalle carcasse di animali uccisi. Il film è il chiaro tentativo di creare un'agiografia imperialista in formato video, che ricorda vagamente Apocalipto. Poco importa che contemporaneamente ai fatti narrati, altrove, c'erano già consolidate civiltà millenarie da cui i romani hanno ampiamente attinto. Basti pensare a quanto fossero artisticamente raffinati i vicini Etruschi. Romolo e Remo da semplici pastorelli si traformano in avvenenti "gladiatori", tipo 300 (due contro tutti), quando si trovano ad affrontare accidentalmente, a causa di un'inondazione improvvisa, la brutalità dell'umanità che li circonda, fino a nutrire ambizioni di regalità. E' noto che per diventare re hai bisogno di muscoli e non puoi essere un pastore di pecore. Pastore di pecore?! Mi ricorda qualcosa. È tutto poco plausibile e la concatenazione delle azioni risulta forzata. E' uno spettacolo monocorde: mette in scena per tutta la durata sempre la stessa unica dimensione dell'essere umano, sottolineata da una musica monotona. La fotografia è curata e anche le interpretazioni vanno bene ma non basta per fare arte. Io non sopporto le scene di lotta corpo a corpo specialmente se stupidamente prolungate, non per un atteggiamento pacifista, ma, perché previste drammaturgicamente e, dunque, prevedibili, manca il pathos del risultato ignoto, per cui se tali scene non hanno un valore estetico in sé si riducono a un idiota "su e giù" "dagli e prendi" come direbbe un drugo - ho il dubbio che di base quello sia lo spirito, zeitgeist. Di cosa ci vuole parlare a noi, oggi, un film del genere? Ci parla della tendenza a raccontare in modo seriosamente realistico (penso anche ai film sui supereroi che pretendono di essere metafora ed epos della realtà come i miti ancestrali), privo della necessaria autoironia, ció che non lo è affatto in quanto la gente, di fronte ad un mondo sempre più inquietante, ed incomprensibile, preferisce essere illusa; vuole credere che l'idea, etimologicamente assonante con video, immagine, corrisponda alla realtà? Proprio perché assurdo ci credo. Se fosse comprensibile non sarebbe dio. Cosa sono Romolo e Remo senza Lupa? Aridatece i peplum. Non erano cosi pretenziosi. 

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