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La rosa purpurea del Cairo

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su La rosa purpurea del Cairo

di Furetto60
7 stelle

Allen nel suo lavoro più "fantasy"

Cecilia, giovane cameriera in una bettola della periferia del  New Jersey, svolge un doppio lavoro di lavanderia a domicilio, per sbarcare il lunario nei difficili anni della depressione economica americana del 1930, anche a causa del marito, disoccupato,ubriacone e violento che spesso la riempie di botte, spremendola vigliaccamente, dissipando nel gioco i pochi soldi da lei tanto faticosamente guadagnati. Umiliata e frustrata dalla dura routine , Cecilia diviene frequentatrice di un modesto cinema a New Jersey, dove si rifugia nell'immaginario di un mondo diverso, di bellezza e tenerezza,champagne e poesia, con tale  assiduità da dimenticare la realtà fino a vivere una fantasiosa avventura col più affascinante dei personaggi del film "La rosa purpurea del Cairo,il titolo di un film esotico degli anni Trenta, girato in un rilucente bianco e nero e ambientato tra salotti mondani e locali lussuosi,il cui protagonista è un affascinante esploratore, Tom Baxter che,senti,senti, lascia improvvisamente lo schermo, scende in sala, la prende per mano, tenero e galante, ed esce con lei nella notte romantica, scatenando le reazioni degli spettatori, del gestore del cinema, della produzione e dell'attore vero, preoccupato per la propria carriera, che si produrrà in  una corte spietata a Cecilia, che dopo un primo afflato,riflettendo sulla aleatorietà del personaggio, rinuncia al suo alter ego cinematografico,finendo con lo scegliere l'attore in carne ed ossa e non la sua proiezione,ma una volta conquistatala ,Baxster cinicamente la lascia,sicuro che ormai il suo ruolo è salvo e l'altro è rientrato nei ranghi,cioè nello schermo.

Il  cerchio narrativo cosi si  si chiude con la medesima situazione iniziale, con Cecilia che si rifugia nelle poltrone del cinema Gioiello, rivolgendo allo schermo il suo sguardo deluso e disperato dalla vita. .

Allen realizza il suo film più grottesco ed estremo,un excursus fanytasmagorico,che rasenta la favola quasi onirica,ma  realizza anche  un omaggio alla filmografia della sua adolescenza, regalando una nostalgica e profonda riflessione sul ruolo assolto dalla settima arte, sullo sguardo attonito e sbalordito dello spettatore e sui processi di identificazione, messi in moto dalla narrazione cinematografica. Un'opera agro-dolce sui dolci pericoli che la soluzione di continuità tra realtà e funzione, può produrre,ma che non rinuncia a ribadire il potere trascinante, terapeutico e poetico del cinema.

Sospensione dell'incredulità e divertimento per una curiosissima, singolarissima e  sfrenata cavalcata della fantasia

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