Regia di Pippo Mezzapesa vedi scheda film
Mezzapesa è un regista interessante, abbastanza anomalo nel panorama italiano. Erano sette anni che non tornava alla regia di un lungo, dopo il buon "Il Paese Delle Spose Infelici", nettamente superiore a quest'ultima prova, e al fulminante esordio della "saga" di Pino Lovero, fra documentario e fiction. Dicevo anomalo, perché poggia i suoi film sui paesaggi, meravigliosi, del sud, un po' come faceva Mazzacurati con la pianura padana e il Veneto. E' un Cinema di cui si è perduto un po' lo stampo, tutto rannicchiato oggi su macchiette televisive e brutte commedie borghesi. Anche "Il Bene Mio" è un piccolo film, dove un omino rimasto vedovo, Elia, un discreto Rubini, che purtroppo non mi convince mai, vive da solo nel paese di Provvidenza, spopolato da un terremoto. Qui passa il tempo cercando di preservare i ricordi del paese quand'era vivo e allegro, se ne prende cura, lo difende. L'idea è buona ma lo sviluppo non è, a mio parere, all'altezza. Il film manca di carattere, da subito, la scelta di un attore come Rubini spinge il film in territori agrodolci, finti e forzati. L'innesto, poi, di una profuga siriana che non si sa come è finita a nascondersi fra quei ruderi, gli dà il colpo di grazia. Anche i personaggi di contorno sono stereotipati e deboli, televisivi, e se la malinconia è affidata a vecchi blues che si diffondono per le vie del paese, il resto è poca cosa, quasi nulla. Per carità, tutta l'operina ha una sua dignità, non è mai volgare, non alza mai la voce, ha i suoi momenti, ma non scende mai in profondità, non smuove, sfiora la banalità. Peccato, speriamo sia solo un incidente di percorso, perché, torno a dire, Mezzapesa è uno che ha una bella idea di Cinema.
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