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Raccontare Venezia

Regia di Wilma Labate vedi scheda film

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La recensione su Raccontare Venezia

di obyone
7 stelle

Fred Astaire, Ginger Rogers

Cappello a cilindro (1935): Fred Astaire, Ginger Rogers

 

Sono lontani i tempi in cui Venezia, come molte altre città della provincia italiana, raggiunse l'apice del proprio potere economico e militare. Persa la propria importanza nello scacchiere internazionale la città lagunare ha pian piano preso coscienza dell'incertezza che la lega al futuro ed ha saputo trarre beneficio dal malinconico decadentismo che l'avviluppa, trasformandone l'essenza in una fonte di inestimabile ricchezza, tra voglia di progresso e recupero dell'antico splendore. Venezia, per la sua peculiare posizione geografica, è una città mummificata dal punto di vista urbanistico ma culturalmente vitale e vivace. Venezia, nel bene e nel male è unica e impareggiabile, uno scrigno di bellezza conosciuto in tutto il mondo. Sono questi i concetti espressi in questo bel documentario che attraveso celebri pellicole del passato restituisce una città dai mille volti abbarbicata ai fasti delle proprie vestigia ed, ancora oggi, inesorabilmente e malinconicamente legata ai propri simboli immortali: Marco Polo, Casanova, il ghetto, i canali, piazza San Marco. Il cinema ha saputo ritrarre l'anima di Venezia o forse sarebbe più giusto dire le "anime di Venezia", quella malinconica, quella battagliera e quella imbronciata portando in scena i ritratti di Shylock, di Othello o del gondoliere Bepi.

 

Dino Risi

Venezia, la luna e tu (1958): Dino Risi

scena

Raccontare Venezia (2017): scena

 

La giovane attrice Silvia D'Amico ha attraversato le calli alla ricerca dei luoghi che ospitarono i film più celebri tra vedute da cartolina, pezzi di laguna, isole e quartieri residenziali lontani dai tour turistici. I registi hanno fatto il resto aggiungendo la loro visione personale della città attraversata da dici inverni, colpita dalle nebbie padane o dalla pioggia sferzante prodotta con celebri bottigliette di acqua minerale. Dalle parole dei fratelli Taviani, Giuliano Montaldo, Silvio Soldini e Michael Radford hanno preso forma le avventurose, stressanti e, per forza di cosa, lentissime riprese in laguna tra barche ed infinite camminate per passare da un set all'altro. Wilma Labate ha raccolto aneddoti, sensazioni, facendo omaggio alla settima arte con le immagini del cinema immortalando la laguna che l'ha ospitato in un secolo di storia. Operazione piacevole e fascinosa che incarna ammirazione e amore per una città il più delle volte dimenticata dal cinema ma qui ricordata con passione.

 

Infinity 

 

scena

Pane e tulipani (2000): scena

 

 

 

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