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Robin Hood: L'origine della leggenda

Regia di Otto Bathurst vedi scheda film

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La recensione su Robin Hood: L'origine della leggenda

di genoano
4 stelle

L'eroe dello sgravio fiscale nella peggior versione cinematografica di tutti i tempi. Si cerca originalità stilistica negli anacronismi e contenutistica nella denuncia della guerra, si trova soltanto un racconto improbabile, che ruba 100 minuti e il prezzo del biglietto ai poveri spettatori per donarli ai ricchi produttori. Voto 4 e 1/2.

Gli Anglo-sassoni sono gente dura e in gamba, degna di rispetto e della iniziale maiuscola quando se ne parla, capace di affrontare con fierezza ogni difficoltà, pronta a dare "sangue, fatica, lacrime e sudore" se qualcuno glielo chiede con garbo; quello che non si deve mai fare con loro è aumentargli le tasse : in tal caso fanno cose strane come buttare a mare carichi di tè e scatenano guerre e putiferi assortiti, al cui termine firmano nobili carte che limitano poteri di sovrani o dichiarano diritti dell'individuo; però, se leggi tra quelle righe solenni, il vero significato è sempre lo stesso : vogliamo pagare meno tasse. E' così che Robin Hood è diventato l'eroe anglo-sassone per eccellenza (insieme a Re Artù, che evidentemente doveva essere uno che teneva basse le tasse), anche al cinema, passando dalla versione acrobatica e spavalda ancorchè muta di Douglas Fairbanks a quella di Errol Flynn, egualmente versata nell'appendersi ai lampadari e nei balzi prodigiosi ma in più sonora; da quella matura e malinconica di Sean Connery al "coraggio inglese" dello yankee Kevin Costner (coadiuvato da un aiutante e ostacolato da uno Sceriffo memorabili come Freeman e Rickman); da quella spassosa e musicale del gioiello a cartoni animati di quei volponi della Disney a quella farsesca di Mel Brooks; dalla versione realistico-storica di Russell Crowe nell'intelligente film di Ridley Scott (che raccontava, dietro al mito di Hood, la genesi della futura mirabile democrazia parlamentare britannica) sino a quella frenetica spara-spara da Play Station di questo pasticcio del 2018. Firmato da un regista esordiente al cinema, caratterizzato da un discreto cast (che però non esce bene dal confronto con le altre versioni), il film vorrebbe modernizzare il racconto inserendo elementi anacronistici e bizzarri nei costumi, negli armamenti (sorte di sparafrecce "Gatling" e bombe Molotov incluse), nei riferimenti alle Guerre iracheno-afghane, nell'ambientazione "siderurgica" di alcune sequenze: riesce solo a rendere tutto un po' più strano, in maniera gratuita. Come nel film di Scott si sceglie di raccontare l'antefatto del mito e come in quello con Costner si  porta in scena un aiutante moresco che si rivela decisivo; anche queste, quindi, scelte poco originali. Il vero problema di questo film, che punta tutto sull'azione, è proprio l'aver sbagliato tutte le scene d'azione, mal congegnate, mai credibili e soprattutto mai coinvolgenti; potrà tirare anche quattro dardi contemporanemente, ma questo Robin Hood di Taron Egerton, a conti fatti, ha davvero poche frecce al proprio arco.

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