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Cocaine - La vera storia di White Boy Rick

Regia di Yann Demange vedi scheda film

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La recensione su Cocaine - La vera storia di White Boy Rick

di alan smithee
6 stelle

Dal regista di origine francese Yann Demange, autore dell'ottimo '71 del 2014, "Cocaine - La vera storia di White Boy Rick" racconta la carambolesca, ma reale storia di vita e carcere del più giovane informatore dell'FBI che, a partire dalla prima metà degli anni '80, si trovò a mettere in discussione l'attività clandestina del padre, trafficante d'armi un po' improvvisato, per dedicarsi al ben più redditizio (ma anche pericoloso) mondo dello spaccio di droga.

Da collaboratore in incognito delle forze di polizia, il ragazzo finirà per venire sfruttato mettendo a repentaglio in più occasioni la propria incolumità fisica, ed ottenendo in cambio una condanna all'ergastolo dalla quale non riuscì più a tirarsi fuori se non dopo un trentennio di detenzione.

La narrazione procede sciolta, grazie anche a figure di contorno ben delineate, rese con appeal scenico dal sempre più bravo Matthew McConaughey (nel ruolo dello spiantato padre, disorganizzato e delinquente, ma umanamente inattaccabile nella sua ricerca forsennata di recuperare la fiducia dei due problematici figli), e dalla bravissima Bel Powley, che interpreta la sorella tossicodipendente Dawn.

E se nel ruolo del protagonista assoluto possiamo apprezzare l'esordio del giovane Richie Merritt, scelta del tutto riuscita, in ruoli ancor più di contorno ritroviamo con piacere Jennifer Jason Leigh, nel ruolo dell'agente dell'FBI che si impegna a proteggere inutilmente il nostro protagonista nel suo sporco lavoro doppiogiochista, per non parlare dei due nonni bizzarri del nostro spacciatore, efficacemente resi dai gloriosi ed indimenticati Bruce Dern e Piper Laurie.

Certo la narrazione, per quanto incalzante e gestita con cura, non può certo avvicinarsi minimamente allo stile di uno Scorsese epico da saga familiare esemplare: che in una storia del genere avrebbe certamente brillato di luce propria.

Ma, senza voler né poter pretendere nulla di tutto ciò, il film in fondo riesce, almeno quasi del tutto, a convincere e a farsi apprezzare.

 

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