Regia di Vittorio Salerno vedi scheda film
Timido e riservato, Fabio assiste per caso a un omicidio. Nonostante sia l'unico a conoscere l'identità dell'assassino, per quieto vivere tace; quando l'assassino però lo coinvolge direttamente nelle indagini, Fabio si trova in grossi guai.
La principale sfortuna di questa pellicola è di essere uscita neanche tanto tempo dopo Detenuto in attesa di giudizio (Nanni Loy, 1971); in sostanza gli argomenti e i toni kafkiani dei due lavori sono molto simili, così come lo spirito di denuncia sociale che entrambi sottendono. Ma No, il caso è felicemente risolto è anche l'esordio di Vittorio Salerno dietro la macchina da presa in solitaria (aveva già co-diretto insieme a Ernesto Gastaldi, nel 1965, il semisconosciuto Libido) e soprattutto un thriller-poliziesco dalla solida scrittura (sceneggiatura del regista e Augusto Finocchi) con buoni interpreti nei ruoli cruciali. Stiamo parlando nello specifico di Enzo Cerusico, Riccardo Cucciolla, Martine Brochard, Enzo Garinei e di Enrico Maria Salerno, fratello ben più noto di Vittorio; la costruzione ansiogena della trama ha forse qualche intoppo qua e là, ma nel suo complesso funziona e il messaggio sottinteso arriva comunque chiaro al pubblico: la giustizia (per lo meno quella terrena) è solamente un ideale, aspettarsi che trionfi da sola è pura utopia. Riz Ortolani per la colonna sonora: sempre una bella certezza. Salerno girerà negli anni successivi un altro paio di film e si dedicherà poi alla regia televisiva, in particolare nel campo dell'arte. 5,5/10.
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