Regia di Wolfgang Fischer vedi scheda film
Si tratta di un film molto attuale : la vita è una, può esere vegetale, animale, umana. Le razze non esistono. La dott.ssa si rivela una donna umana estremamente cosciente e presente a se stessa. La sua rabbia contenuta, ma disperata di non poter far alcunchè con la sua piccola imbarcazione, se non chiedere aiuto via radio ( ascoltato, ma non esaudito ), la spinge a chiedere un S.O.S. per la sua stessa barca ( sperando che per una bianca il soccorso venga effettuato ). In effetti i soccorsi arrivano, ma troppo tardi, rivelando un aiuto ormai inutile, in quanto i migranti sono più o meno tutti ormai morti. La sua apparentemente glaciale impotenza di non potersi avvicinare al peschereccio per evitare che si buttino tutti in mare per essere salvati da una barca troppo piccola per accoglierli tutti, si tramuta poi in disperazione quando non essendoci più segni di vita, lei sale sul peschereccio scoprendo la morte di tutti o quasi.
Riesce comunque a salvare un ragazzo di 14 annni che si era buttato, nonstante la lontananza in mare e che faticosamente riesce ad avvicinarsi e, mezzo assiderato riesce a salire sulla barca a vela e assistito e curato al meglio.
Ho visto al museo della revolution a l'Havana la frase : se salvi la vita, anche di un solo essere umano, hai salvato l'intera umanità
( quasi sicuramente detta dal Che ).
Belle e molto correttte le scene dei contatti via radio con la stazione costiera, che si dichiara di non poter procedere al soccorso per ordini superiori, quando in mare il vero ordine superiore è l'obbligo del soccorso, a prescindere da qualsiasi disposizione nazionale o internazionale.
Fa pensare alla fortuna di essere nati bianchi, in un paese occidentale più o meno prospero rispetto ad essere nati neri in un paese poverissimo ( che noi stesso abbiamo depredato per secoli e ridotto alla miseria ).
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