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Shed Skin Papa

Regia di Roy Szeto vedi scheda film

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La recensione su Shed Skin Papa

di supadany
4 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Noto soprattutto come sceneggiatore, Roy Szeto esordisce alla regia portando su grande schermo una storia già proposta con successo a teatro, una vicenda che survolta la realtà, senza per questo perderne di vista l’essenza.

L’architrave, fantasiosa e aperta a molteplici considerazioni, non è seguita da uno sviluppo produttivo. Non è questione di partenze e approdi, quanto di non saper sfruttare le possibilità dettate dal mezzo cinematografico, aperto a soluzioni molto più elaborate rispetto alla diretta di un palcoscenico, soprattutto quando si parla di paradossi (e qui, se ne fa un uso debordante).

A Tian Lik Hang (Louis Koo) sembra andare tutto irrimediabilmente storto: l’attività da regista è compromessa, la moglie lo vuole lasciare, sua madre è appena deceduta e così deve anche occuparsi in prima persona dell’anziano padre, malato di Alzheimer.

Quando quest’ultimo comincia inspiegabilmente a ringiovanire, facendo una vera e propria muta, per Tian Lik Hang si apre una finestra sul passato, un’occasione placcata d’oro per intraprendere un percorso di consapevolezza da troppo tempo abbandonato al cospetto degli ostacoli di tutti i giorni.

 

scena

Shed Skin Papa (2016): scena

 

Dedicato al regista a tutti i padri e le madri del mondo, Shed skin papa è una pellicola che non riesce ad andare oltre la lezione di vita che incorpora, importante ma comunque innaffiata dalla retorica.

Il punto di arrivo – riprendere in mano le redini della propria vita - è eloquente nella sua essenza imbonitrice, non ci si scappa, e Roy Szeto lo prende come stella polare, ma il problema principale risiede in tutto quanto ci dovrebbe essere di decorativo nel mezzo.

Se ai fini della storia è determinante il rapporto tra (tale) padre e (tale) figlio, con i riflessi dedicati alle donne, senza le quali è destinato a crollare tutto, il marasma conseguente le molteplici mute dell’anziano, fornisce sempre qualche nuovo aspetto cui appellarsi, come un puzzle, portando all’assunzione della conoscenza, ma la scrittura, riprendendo un detto ripetuto con insistenza, più che a volare in alto - tra le nuvole del cielo, sulle ali di un aereo - porta a cadere fragorosamente a terra.

Infatti, la moltiplicazione delle personalità, ogni età ha i suoi tratti distintivi sovrascritti, non offre spunti comici adeguati a variare l’accompagnamento, quelli di una certa qualità si fanno desiderare pur essendo ricercati con un’insistenza parossistica, per una progressione raffazzonata, che non va per il sottile, con estensioni tanto volatili quanto estemporanee.

Così, rimane solo la parabola, risaputa, spiccia e con esiti blandi, un leggero raggio di sole che non può andare oltre il dispensare un tenue tepore.

Modesto nel suo essere edulcorato, soprattutto pensando alle frecce, praticamente illimitate, che aveva a disposizione nel suo arco.

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