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Il seme della follia

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su Il seme della follia

di rickdeckard
9 stelle

Un film assolutamente da riscoprire, un capolavoro dimenticato che sancisce definitivamente la maestria di John Carpenter nel fare un cinema povero di mezzi ma ricco di idee, personale, spiazzante e orgogliosamente anticonvenzionale, che unisce cinema basso e cinema alto con un occhio di riguardo alla politica e alla critica sociale. Voto 9

Terzo capitolo della cosiddetta “trilogia dell’Apocalisse” (iniziata nel 1982 con La cosa e proseguita nel 1987 con Il signore del Male), Il seme della follia da’ l’opportunità a John Carpenter di ritornare su una storia a lui molto congeniale dopo la parentesi su commissione di Avventure di un uomo invisibile (1992). Visibilmente in stato di grazia e ispirato dagli immaginari dei più illustri autori della letteratura horror (su tutti H. P. Lovecraft e Stephen King, funzionalmente citato), il regista americano, da sempre interessato allo scardinamento del Male radicato nei meandri più insospettabili nella società, inserisce i punti fermi della propria poetica in un racconto apocalittico e metaletterario che, viaggiando sempre sul labile confine tra finzione e realtà, ne analizza la compenetrazione e la contaminazione reciproca, ma soprattutto pone una profondissima riflessione sul prodotto artistico inteso come oggetto profetico capace non solo di influenzare la realtà, ma anche di annullarla completamente per stabilirne una nuova. Durante il suo viaggio, infatti, il protagonista, uomo che ha fatto della razionalità e del pensiero logico il proprio stile di vita (il cui mestiere, non a caso, è quello dell’investigatore), si ritroverà in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio in cui la sua percezione della realtà verrà del tutto stravolta e annientata e dove ogni sua certezza crollerà, dissolvendosi in un allucinante turbine di inquietanti fenomeni paranormali, agghiaccianti episodi di violenza, orde di persone inferocite, mostri famelici e creature multiformi. Una volta persi tutti i punti di riferimento e le sue ferme convinzioni, l’uomo (interpretato da un Sam Neill nel ruolo della sua vita) cadrà in balia di una dilaniante spirale di follia, scandita da una perfetta gestione del ritmo e della tensione, arricchita da suggestivi espedienti visivi e da soluzioni stilistiche estremamente visionarie, coronata da alcune sequenze da manuale del cinema dell’orrore e, soprattutto, intrisa di un onnipresente senso di ineluttabilità, come se questa caduta negli inferi possa portare solamente verso la fine di tutto. Cosa che poi effettivamente accade, in un finale che, oltre ad essere indimenticabile, rivela tutto il pessimismo che ha sempre caratterizzato la produzione di Carpenter, ma che qui si manifesta in maniera ancora più esplicita e radicale. L’autore non si risparmia, poi, la sempre lucida e feroce critica alla Chiesa, che qui però viene declinata in un’interessante parallelismo tra arte e religione: l’artista infatti, come Dio, ha il potere di creare mondi e persone, ma soprattutto di dare inizio, con la sua produzione, a un vero e proprio fenomeno di culto i cui ammiratori, ciecamente devoti a esso, altro non sono che uno specchio laico dei credenti che professano la religione cattolica. A differenza dell’arte però quest’ultima, a detta del regista, non è mai riuscita a capire fino in fondo la natura umana per poterla raffigurare in maniera reale e verosimile. In conclusione, un film assolutamente da riscoprire, un capolavoro snobbato e caduto nel dimenticatoio che sancisce definitivamente la maestria di John Carpenter nel fare un cinema povero di mezzi ma ricco di idee, che ha l’aspetto di una produzione di serie b ma che trae spunto da un bagaglio culturale colto e complesso, sempre rielaborato in maniera spiazzante, personale e orgogliosamente estranea alle convenzioni del cinema mainstream, con un occhio di riguardo alla politica e alla critica sociale.

Disponibile su youtube a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=H4qipVl2BvY

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