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Quello che non so di lei

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Quello che non so di lei

di tobanis
5 stelle

Un Polanski talmente minore che non vale la pena perdere del tempo a guardarlo.

La protagonista è una scrittrice arrivata finalmente al successo col grande pubblico. E’ un po’ imbranata, a essere generosi; è una povera rincoglionita, a volere essere più schietti. Nella sua vita c’è molto casino, per usare un eufemismo, e le sarà di grande aiuto l’ingresso di una donna, una sua ammiratrice che riuscirà a fare un po’ d’ordine. La sua presenza però sarà via via sempre più soffocante e, come si dice in questi casi, non tutto è come appare.

Fin qua, il soggetto, che però, guardando il film, si svela dopo cinque minuti, a meno che questo non sia il primo film che vedete in vita vostra o che l’abbiate visto distrattamente. Purtroppo, è tutto fin troppo chiaro e tutto troppo presto, il seguito del film non sarà altro che una botta di conferme. L’opera ne esce così completamente depotenziata, da subito, e per lo spettatore attento, o almeno per me, diventa poi faticoso arrivare alla fine, perché tutto è chiaro, scontato, banale. Peccato, perché Polanski dirige da par suo, e la regia è secondo me l’unica cosa da salvare nel film. Non mi sono entusiasmato infatti né per la Emmanuelle Seigner, sempre più imbolsita, né per la Eva Green, in un ruolo che ormai recita troppo spesso e la fa sembrare una macchietta, con i suoi occhioni minacciosi che non sono più tali. Altro non c’è, il film costò poco ma ahilui non incassò nulla, non andò a vederlo nessuno e il grande (si fa per dire) pubblico l’ha generalmente bocciato. Pure la grande critica non è stata generalmente ebbra di gioia, in definitiva è piaciuto solo ai critici di Film TV (in media) e tale parere me l’ha fatto mettere, ingiustamente, tra quelli da vedere, sprecando così un paio d’ore scarse. Per quel che vale, infatti, lo sconsiglio, uomo avvisato mezzo salvato, non vado oltre un 5.

Complimenti infine al titolo italiano, si fa per dire, che presuppone che i compatrioti non vadano mai all’estero, perché li voglio vedere parlare all’estero di un film che non individueranno mai, dato che in Francia si chiamò “Da una storia vera” e a livello internazionale “Tratto da una storia vera”. Ma come è noto il titolista italico ancora cerca quello bravo che gli possa curare la mente bacata.

Il tutto è tratto poi da un romanzo, ma questo chissene. Belle le musiche, però.

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