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Nato a Casal di Principe

Regia di Bruno Oliviero vedi scheda film

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La recensione su Nato a Casal di Principe

di alan smithee
6 stelle

Chi sei, cosa fai, come vivi e come ti comporti, son incognite ed eventualità che dipendono anche molto da DOVE vivi, ovvero dove il destino ha scelto di darti i natali e farti vivere. La vicenda che il film racconta, è tratta fedelmente da un macabro, sconcertante fatto di cronaca nera proprio di un Paese che sopravvive nella paura e sotto il giogo di un ricatto che costringe anche chi si tiene a distanza, a tacere e adottare il silenzio come arma per sopravvivere indenne ad una minaccia che sembra impossibile debellare e sconfiggere.

Nascere e vivere a Casal di Principe, comune casertano di circa ventimila anime, significa condurre una esistenza che, per quanto retta e fuori da ogni tipo di aggancio culturale e pratico, in qualche modo finisce almeno per accostarsi parallelamente alle tristi vicissitudini legate ai clan camorristici come quella del "clan dei casalesi".

Il film di Bruno Oliviero (che ricordiamo per La variabile umana del 2013), tratto scritto dal reale protagonista della drammatica vicenda, Amedeo Letizia, assieme alla giornalista Paola Zanuttini, affronta di petto i dilemmi del fratello di un ragazzo di nome Paolo, scomparso nel nulla, dopo essere stato aggredito e portato via mentre si trovava in macchina con amici.

Dato che la polizia incaricata di ritrovare il ragazzo o quantomeno acquisirne notizie, brancola nel buio, e l'omertà regna sovrana, Amedeo, giovane figlio di un imprenditore locale onesto e non colluso, ma di fatto aspirante attore dotato e di bell'aspetto, sconvolto ed in ansia per questa improvvisa scomparsa, si improvvisa detective con l'aiuto del cugino. Scoprendo che il fratello - a differenza sua completamente estraneo dagli ambienti della malavita, grazie anche alla sua passione per la recitazione - era solito dedicarsi a piccole truffe e spaccio, fino ad arrivare a sfidare con comportamenti azzardati, gli interessi del potentissimo clan locale.

Il film di Oliviero riesce nel per nulla scontato compito di mantenere credibile ogni aspetto privato e pubblico di quella che divenne, nel 1989, una vera e propria, drammatica, "cronaca di una morte annunciata" dal silenzio e da comportamento omertosi di molti individui anche amici della famiglia dello scomparso.

Pertanto non stonano certi accostamenti, peraltro veri, ma anche piuttosto difficoltosi da rendere sullo schermo in modo credibile e non stucchevole, relativi agli interessi professionali e culturali di Amedeo, validamente reso dal giovane attore Alessio Lapice, inerenti la carriera di attore, meritoria nell'aver tenuto completamente al di fuori il ragazzo dai turpi malaffari che ancora oggi circolano in quelle zone drammaticamente sotto assedio delle cosche.

Alla sostanziale riuscita della pellicola, presentata a Venezia 74 nella sezione "Cinema nel Giardino", che procede come un thriller nella sua indagine scomposta tra flash-back della memoria e la presa di coscienza del pericolo con cui si convive restando a far parte di quel territorio "minato", contribuiscono non poco anche alcuni noti interpreti di razza come Massimiliano Gallo, Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo, impegnati nel rendere da una parte viva e credibile la tensione creata in famiglia dall'ansia di una scomparsa di cui non ci si riesce proprio a capacitare, dall'altra il sottobosco folkloristico presente tra il popolo, che si percepisce col ricorso a fantomatiche santone venerate dagli stessi uomini e donne di Chiesa come degli dei in terra.

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