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Chesil Beach

Regia di Dominic Cooke vedi scheda film

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La recensione su Chesil Beach

di leporello
7 stelle

    Sin dai primi fotogrammi e dalle primissime sequenze, “On Chesil Beach” si presenta, a quello spettatore che voglia visionarlo a scatola chiusa, come un classico e (forse) banale melò amoroso insito in una sfera nei pressi dell’adolescenza, garbato, manierato, stilisticamente ben curato e (forse) nulla più. E in verità per i primi, abbondanti venti, trenta minuti, al medesimo spettatore non resta altro che domandarsi dove voglia andare a parare questo benedetto film, e soprattutto chiedersi che cosa questo film voglia veramente raccontare. Ad esasperare ulteriormente questa vacua attesa e ad alimentare le perplessità dello spettatore suddetto, contribuiscono poi non poco, oltre ad una costruzione temporale piuttosto arzigogolata e infarcita con frequenza di flash back a loro volta scarsamente esplicativi ancora nella prima mezz’ora (ed oltre), l’espressività e la dialettica dei due giovani sposini (al presente: raccontati durante la loro prima serata dopo le fresche  nozze), lentissima e piuttosto affettata la prima, vagamente onanistica, nel senso di inconcludente, la seconda.


    Se non che, per fortuna, tanta pazienza messa da parte nel primo terzo del film viene ricompensata quando la storia e soprattutto il costrutto dei personaggi comincia a prendere corpo e ad acquisire spessore, quando cioè dei giovanissimi Edward e Florence (bravi, sebbene secondo me mal diretti e mal consigliati, sia Billy Howle, sia Saoirse Ronan) allo spettatore viene  spiegato qualcosa, qualcosa di importante e non di solamente superficiale come nella prima (quasi imbarazzante) mezz’ora. Ed allora ecco che Edward e Florence, trafitti e tramortiti da Cupido nei primissimi anni sessanta (quando ancora non c’erano i Beatles), ottengono finalmente dalla sceneggiatura un meritato passato, tra loro diverso ma non distante, non abbastanza: lui, ceto medio-basso, intellettuale rissoso appassionato di storia, filosofia, di jazz e rock’n’roll (quello degli anni sessanta, il migliore); lei di rango sociale leggermente superiore, violinista, fintamente timida, pacifista in una famiglia conservatrice (breve digressione per un mio piccolo, personale tributo a Emily Watson, indimenticabile Bess McNeil nel capolavoro di Lars Von Trier “Le Onde del Destino” nei panni della madre di Florence, alla quale sono disposto financo a perdonare, dimenticandomene per sempre, quella orribile parrucca mora che, seppur fedelmente proposta sul piano storico/estetico, fossi stato io la Watson mi sarei categoricamente rifiutato di indossare), nasconde in realtà un carattere leonino che tracima allorquando assuma i panni della leader di un piccolo, ma ambizioso quartetto d’archi.


    E poi, fondamentale, finalmente la tematica sessuale e dei suoi innocenti, spietati tabù, tanto più forti quando ancora non c’erano i Beatles ed Edward e Florence, innamoratissimi l’uno dell’altra, decisero di sposarsi senza che nessuno avesse mai spiegato loro che cosa significasse, e che cosa ciò naturalmente presupponesse.


    Ecco allora che, condito per tutto il tempo da un accompagnamento musicale notevole che spazia da Chet Baker e Little Richard a Mozart e Bach, “On Chesil Beach” finisce per recuperare anche il valore di quell’atmosfera sospesa del suo  inizio e, pur finendo poi per essere quello che è, cioè un semplice, garbato melò strappalacrime, ha però la capacità di suscitare nell’ignaro spettatore che lo veda oggi, oggi che i mezzi Beatles superstiti hanno intorno agli ottant’anni, una serie di domande certamente anacronistiche, ma altrettanto certamente importanti, profonde, un interrogarsi sì fuori tempo massimo, ma non inutilmente. E soprattutto conferma al cinema, arte in cui, a esserne capaci, possono venir fatte confluire tutte le altre (musica, pittura, letteratura) quella capacità di suscitare un’emozione sincera e pulita, come sincere e pulite sono tutte le paure che imprigionarono Florence, Edward e noi con loro, già da molto tempo prima che esistessero i Beatles e forse (molto probabilmente) per sempre.

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