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La tigre verde

Regia di Norman Foster vedi scheda film

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La recensione su La tigre verde

di casomai
6 stelle

Da M a Moto, ovvero la nemesi di Peter Lorre. A soli sei anni dall’interpretazione del mostro di Düsseldorf nel capolavoro langhiano, Lorre, emigrato negli USA all’inizio delle persecuzioni naziste, accetta nel 1937 di impersonare l’agente speciale Mister Moto, il personaggio creato da John P. Marquand, in La tigre verde. Leggenda vuole che il regista Norman Foster, un habitué delle serializzazioni, non vedesse di buon occhio un ungherese come Lorre nei panni di un giapponese (suo è anche il ciclo di Charlie Chan, con un altro europeo nel ruolo di un orientale, lo svedese Warner Oland). Ma la caratterizzazione di Lorre, così compatibile con la sua screen persona (aspetto modesto, maniere deferenti e vagamente untuose, voce sommessa), fu un successo tale da indurre l'attore, in mancanza di offerte più allettanti, a calarsi altre sette volte nel ruolo dell’investigatore nipponico. La tigre verde non è un capolavoro del genere whodunit (quello in cui il colpevole si scopre solo alla fine), ma mostra bene l'abilità delle maestranze hollywoodiane (sceneggiatori, regista, costumisti, truccatori, caratteristi, tra i quali si noterà in particolare il lubitschiano Sig Ruman) nel confezionare con professionalità un film dall’intreccio relativamente complesso, concentrandolo in un’ora o poco più. L’ambientazione passa dalla Chinatown di San Francisco a una nave che, solcando il Pacifico, conduce i protagonisti a Shanghai, in vista dello scioglimento finale. Tutto si svolge molto in fretta: non c’è il tempo, né la voglia di procedere ad approfondimenti psicologici dei personaggi e delle loro azioni, e questi ultimi sono pedine su uno scacchiere di cui lo spettatore visiona le mosse senza immedesimarvisi troppo. Lo stesso Moto, che racchiude in sé tutti i luoghi comuni legati all’imperturbabilità orientale, è un enigma avvolto in un mistero, la cui stessa identità è tenuta nascosta fino alle ultime battute. Le sue intime motivazioni restano in parte oscure, così come non troppo chiari sono i limiti della sua umanità (scaglia ad esempio un finto steward fuori bordo senza troppi riguardi). Ma non importa poi troppo: la potenziale carica di sospetto convogliata dall’aspetto mellifluo di Lorre è posta qui al servizio del bene, il susseguirsi di colpi di scena è assicurato, i criminali assicurati alla giustizia, e tanto può bastare per il momento. Kentaro Moto, perfetto judoka, barman (i suoi cocktail sono leggendari), giocatore d'azzardo, prestigiatore, mago dei travestimenti, e tanto altro ancora, avrà modo di scoprire gradualmente le sue carte negli anni a venire.

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