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Suspiria

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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Stelvio69

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La recensione su Suspiria

di Stelvio69
8 stelle

Premetto che è almeno la quinta volta che vedo Suspiria, sempre in originale tranne ieri e mi considero un fan di Dario Argento dai tempi della mia adolescenza. Il film si distanzia dall'originale ma non si può dire che non sia Suspiria, ergo è un remake. Nella prima parte è più fedele al capolavoro dell'horror, nella seconda parte diverge e ci ho trovato anche diversi richiami a Inferno dello stesso Argento. Guadagnino esaspera in modo artisticamente sublime la componente della danza, appena descritta e quasi solo evocata nell'originale, indugiando su dettagli artistici e coreografici di grande presa sullo spettatore. Il rapporto fra la strega direttrice Blanc e Susan, protagonista del film e prima ballerina, si sviluppa su canoni morbosi fra arte, amore e magia nera. I corpi scatenati delle ballerine, manipolati dalla stregoneria, sono i veri protagonisti del film. C'è un contenuto politico, neanche tanto larvato, nella versione di Guadagnino che sposta l'ambientazione a Berlino invece che a Friburgo nel 1977 (anno di uscita del capolavoro di Dario Argento) nel pieno degli attacchi della banda Baader-Meinhof che scuotono la città di un terrore reale, così come i ripetuti riferimenti alla guerra e al nazismo, da poco lasciati alle spalle, rinnovano gli orrori di un delirio che si fa realtà. Lo psichiatra dott. Klemperer, interpretato dalla trasformista Tilda Swinton che svolge tre ruoli, due streghe (Blanc e Markos) e lo psichiatra appunto, ha il compito, nel film, di declinare in scienza la suggestione causata dal delirio mistico del magico e della stregoneria. Il dottore alla domanda se credesse o meno alle streghe risponde più o meno: non so dire ma so che gli effetti, da parte di chi la pratica e in chi ci crede, possono essere reali; di questo si nutrono le ideologie. A mio giudizio la scelta, che Guadagnino sembra non spiegare, di assegnare alle due madri e allo scienziato la stessa interprete, ha l'intenzione di esprimere un dualismo fra il misticismo magico con i suoi simboli deliranti e la realtà per come il delirio riesce a cambiarla e la scienza a spiegarla. Da fan di Dario Argento pertanto dico scommessa vinta, con coraggio e cifra artistica.

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