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Un sogno chiamato Florida

Regia di Sean Baker vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un sogno chiamato Florida

di Cocchan
8 stelle

Tutto scorre con i giusti tempi, com calma e dovizia di dettagli, come sono le lunghe giornate estive di un bambino, che pare non finiscano mai.

Toccante ma allo stesso tempo spensierato racconto della storia di un'estate, dove una bambina trascorre il tempo in uno squallido motel con la ragazza madre. Sebbene la situazione non sia delle più rosee, lo è invece il mondo visto dagli occhi di Moonee: a sei anni tutto il circondario (nei pressi di Disneyland) è un luogo da scoprire e in cui avventurarsi con gli amici, combinandone di tutti i colori. È come viene caratterizzata la bambina a rendere realistico un film che, sotto molti aspetti, è invece quasi onirico: dice parolacce, sputa, combina veri e propri disastri, gioca con gli amici, mangia di gusto e sa cosa sia la vera amicizia; una piccola copia della madre, una ragazza tatuata dai capelli tinti di azzurro, che probabilmente agli occhi di Moonee è più una fata turchina o una migliore amica che una figura materna, essendo con lei estremamente permissiva e decisamente poco incline a educarla (secondo i crismi della società americana).

La storia si delinea in maniera lenta e precisa, descrivendo minuziosamente il luogo dove si svolge la vicenda (il motel viola), il circondario (dove ogni edificio è colorato e con forme ridicole, come se fosse tutto ambientato in un libro di fiabe) e il susseguirsi delle giornate, assecondando un andamento temporale dilatato in modo tale da far capire che i veri soggetti che percepiscono le azioni sono i pestiferi bambini del residence, intenti a vivere nel loro mondo di giochi e lontano dal Reale.

In parallelo, però, la vita vera va a rotoli: la madre perde il lavoro e cerca di sopravvivere con espedienti moralmente difficilmente condivisibili, è mal vista da tutti gli abitanti del motel (ma spesso e volentieri viene aiutata dal manager Bobby, alias Willem Dafoe), fino al punto di rottura finale dove le scelte sconsiderate della ragazza portano alle estreme conclusioni, cioè l'allontanamento da parte dei servizi sociali della piccola... ma Moonee, con l'amica del cuore, scappa dalla realtà verso il mondo delle favole (ma anche della falsità, dell'ipocrisia tutta americana) di Disneyland.

I colori pastello fanno da padrone in questa pellicola: il motel viola, agghindato come un castello, e quello vicino rosa, gli hotel super lusso color budino alla vaniglia, il negozio di arance a forma di frutto e il chiosco dei gelati fatto come un cono, le case disabitate verdi e gialle sono propaggini decadenti di un mondo fittizio, una mano di colore sfavillante sul marcio , un colpo di scopa per nascondere quello che non si vuole vedere sotto il tappeto. Tutto è finto, fatto di cartapesta, la vita stessa dentro le stanze dell'hotel pare irreale.

Questo tuttavia non impedisce a una bimba di sei anni di vivere con spensieratezza, volendo bene alla sua mamma, mangiando marmellata sul suo albero preferito e ammirando stupefatta un arcobaleno, che sono gli elementi autentici in antitesi con tutto quanto ci sia di finto e artefatto.

 

Brooklynn Prince, Christopher Rivera, Valeria Cotto

Un sogno chiamato Florida (2017): Brooklynn Prince, Christopher Rivera, Valeria Cotto

 

Esteticamente meraviglioso, questo film cattura lentamente lo spettatore prima attraverso lo sguardo e poi nel cuore, legando indissolubilmente le immagini ai personaggi in quasi due ore di pellicola, dettagliando così profondamente il personaggio della bambina da renderla reale e vicina a noi, soprattutto in alcuni primi piani lirici ed assolutamente realistici. Un piccolo capolavoro del cinema contemporaneo, che non ha bisogno di mettere in scena grandi drammi o di correre eccessivamente sul filo della narrazione, e senza voler concludere necessariamente il racconto con un finale forzato.

Tutto scorre con i giusti tempi, com calma e dovizia di dettagli, come sono le lunghe giornate estive di un bambino, che pare non finiscano mai.

 

 

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