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In nome di Dio - Il Texano

Regia di John Ford vedi scheda film

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La recensione su In nome di Dio - Il Texano

di Decks
3 stelle

John Ford è sicuramente il regista capostipite del western, come tutti ben sanno, scelse spesso John Wayne come interprete principale nelle sue numerose opere.

Ad una prima occhiata, dunque, una pellicola simile sembra imperdibile, nonostante le sue già cinque edizioni (quattro mute e una nel 1936 come film sonoro).

 

Invece Ford inganna critica e pubblico: nelle sale cinematografiche non c'è uno di quei tipici film a cui il regista di Cape Elizabeth ci aveva abituato; gli elementi ci sono tutti: banditi fuggiaschi, i paesaggi del selvaggio west, il duro sceriffo, ma "Three Godfathers" non è un western.

Ciò che ha fatto Ford, è stato utilizzare il linguaggio figurativo popolare del genere allora in voga, per esprimere i suoi convincimenti morali e religiosi, aggiungendo alla storia della nascita di Gesù, differenti location ed epoche diverse.

 

Ford inizia decentemente, per poi focalizzarsi in un overdose di citazioni bibliche: l'iniziale fuga nel deserto e i pochi modi per sopravvivere sono inscenati davvero bene dal regista; vi è un immedesimazione totale in quei brulli deserti del Mojave e della Valle della Morte, non solo impervi, ma colpiti perennemente da un sole cocente che non risparmia nessuno. Bastano le sofferenze dei tre attori principali, per far sopraggiungere la sete nel pubblico, dando quel senso di tormento durante un penoso cammino.

Purtroppo tutto ciò scompare in fretta: una volta trovata la donna sul punto di partorire, prende posto un pesante simbolismo religioso e vari risvolti umoristici, apprezzabili senza dubbio, ma in numero troppo elevato.

 

Il nuovo obbiettivo non è più la fuga, bensì raggiungere Nuova Gerusalemme; i tre banditi si tramutano nei re magi dalle diverse etnie (europea, americana e ispanica) preferendo diventare martiri per un bambino, di cui il giorno prima neppure sapevano l'esistenza. Un altruismo decisamente estremo, ma che, fortunatamente, può essere giustificato (almeno in parte) dalla rivendicazione paterna per il piccolo; ben gestita, sia spiritosamente, sia in maniera toccante. Essa raggiunge il suo apice con un commovente sacrificio e un colpo di pistola fuori scena che emoziona.

Tutto termina nella tipica grotta con l'asinello, un altro degli innumerevoli simbolismi religiosi.

 

John Wayne, Pedro Armendariz, Harry Carey jr.

In nome di Dio - Il Texano (1948): John Wayne, Pedro Armendariz, Harry Carey jr.

 

Di certo non ci si aspettava una simile anomalia da parte di Ford, che mantiene, comunque, buoni aspetti tecnici quali la fotografia di Winton Hoch e delle scenografie sensazionali realizzate da James Basevi e Joseph Kish: la prima impregna positivamente ogni fotogramma di pellicola di un colore giallastro e luminoso, al punto di disturbare la retina, è complice della perfetta immedesimazione in quell'ambiente desertico, colpito da dei raggi solari sfolgoranti.

Le scenografie, realizzate nei luoghi più desolati degli Stati Uniti, lasciano lo spettatore sbigottito di come la natura possa essere arida e spietata nei confronti dell'uomo, non resta altro che chinarsi di fronte a una simile maestosità, impossibilitati in qualunque azione se non nel camminare e fuggire da questi luoghi inumani.

 

Il grande western raccontato da Ford, che ogni amante del buon cinema apprezza è solo all'inizio, dopodichè la cinepresa si adagia e segue l'abbondante moralismo banalotto; lo spettatore cade preda della noia causa il ritmo incerto e goffo, facendo perdere di credibilità persino a dei buoni attori.

John Wayne, più di tutti ci rende amareggiati nel vederlo ridotto a baby sitter mollaccione, privo della sua tipica camminata e del suo sguardo di sfida.

Il cambio di registro è davvero insopportabile, ne risentono anche le sceneggiature, ormai superate e insulse, e le musiche, che diventano trionfalistiche e liturgiche, mancavano solo i cori per essere tornati alle morality play inglesi.

 

John Wayne

In nome di Dio - Il Texano (1948): John Wayne

 

Non può non essere giudicato negativamente questo delirio religioso di John Ford, pedante e dal finale dolciastro. Stucchevole nei suoi dialoghi e prolisso, causa gli innumerevoli e interminabili similitudini e allusioni.

La mirabile fotografia e gli ottimi scenari non bastano a salvare questo presepe cristiano, non consigliabile neppure ai più piccoli, visto il suo essere eccessivamente propagandistico.

Il gradimento popolare che ebbe nelle diverse epoche, serve solo a mettere in chiaro l'ingenua mentalità dello spettatore americano medio.

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