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Campane a martello

Regia di Luigi Zampa vedi scheda film

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La recensione su Campane a martello

di champagne1
6 stelle

Scacciata di casa perchè sorpresa a uscire di sera con il suo fidanzato, nella miseria della fine e dopo-guerra Agostina si rifugia al Nord dove esercita il più antico dei mestieri. Da ragazza senza grilli per la testa, risparmia quasi tutto quello che incassa e, non fidandosi delle banche, lo invia al Parroco del suo paesello perchè glielo custodisca. Quando torna a casa, pensa di poter contare su poco più di un milione da convertire in un'attività commerciale da gestire insieme con una una ex-compagna di (s)ventura, ma si rende conto ben presto che il Parroco è morto un anno prima, per gli esiti di un ictus, e il nuovo Parroco ha usato tutti i suoi soldi per dare rifugio e cibo a bimbe di strada, figlie dell'impeto del passaggio delle truppe alleate sulle ragazze locali, che poi hanno abbandonato il frutto della colpa. Agostina viene scambiata per una benefattrice ricca anche dai compaesani, sindaco in testa, e anche dalla famiglia di origine che ne reclamano la generosità ignari della sua reale situazione. L'equivoco si chiarisce poco a poco, anche per l'arrivo della informativa al Maresciallo dei Carabinieri sulla vera attività professata dalla ragazza, ma anche per il riconoscimento del nuovo Parroco di aver volutamente ignorato le lettere di Agostina al vecchio Parroco in modo da poter  procedere alla realizzazione del suo orfanatrofio. Agostina dovrà decidere se reclamare il suo denaro o lasciarlo lì dov'è.
Pur se piccola, quest'opera di Zampa  rientra a pieno titolo nel filone del Neorealismo e ne possiede tutti i tratti: scenari realistici, storie che partono dall'individuale per arrivare a tratteggiare problemi sociali, critica tra l'ironico e il caustico alla morale e alle figure istituzionali, finali spesso drammatici e comunque in linea con la vicenda.

Su Gina Lollobrigida

Doti interpretative dubbie, ma una bella ragazza (di allora).

Su Eduardo De Filippo

Interpreta un personaggio drammatico, dandogli molta verosimiglianza, ma probabilmente a disagio con la macchina da presa.

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