Regia di Chen Kaige vedi scheda film
Un film pieno di luce e di colore, eppure freddo, come il teatro cinese, che non vive di emozioni, bensì di esercizio massacrante e di ferrea disciplina, di identificazione a vita con il ruolo, e di tradizione che resiste alla storia. L’arte della recitazione annulla la psicologia trasformandola in rito, e congela l’esistenza dell’attore in una infinita ripetizione della parte, che rimane sempre uguale, nei costumi, nelle battute e nei movimenti scenici, costringendolo ad una disumana prova di resistenza contro il mutare delle mode e la naturale evoluzione della sua persona. Il film propone allo spettatore un percorso estenuante, in cui tutto scorre, sullo sfondo, nelle alterne vicende di vincitori e vinti, di ascese e declini, mentre solo l’attore rimane una figura dolorosamente intramontabile, irrigidita nell’impossibilità di scegliere, crescere e cambiare.
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