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Un mondo perfetto

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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Enrique

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un mondo perfetto

di Enrique
8 stelle

Condivido in pieno il commento di mise en scene 88. E’ chiaro che, in questo film, C.Eastwood ha voluto porre al centro la figura del padre, sempre evocata e sempre assente. Ma è altresì vero che il film si propone di ribaltare e di confondere i ruoli tradizionali. Per cui, da un lato, c’è il Texas ranger Red Garnett (Eastwood), tanto integerrimo quanto dilaniato dall’ulcera e dai sensi di colpa (ben nascosti però) per aver interiorizzato una filosofia lavorativa che lo ha portato, ad es., a chiedere ad un giudice di rinchiudere in riformatorio per ben 4 anni un semplice ladruncolo (il quale ha così trovato, in tale istituzione segregante, la sua malsana palestra di vita). C’è il verace agricoltore di colore, premuroso nell’ospitare cordialmente uno sconosciuto, cosiccome spietato nell’accanirsi sul nipote inerme (altro figliolo orfano - col beneficio del dubbio - del padre). E c’è il diligente agente del FBI che, da eroico giustiziere quale pensa di essere, si assicura di eliminare al primo colpo il malvagio spauracchio di turno. Mentre, dall’altro lato, abbiamo il feroce “aguzzino” Butch Haynes (K.Costner), per vero pluriomicida e psicologicamente instabile (vedasi la scenata con la famiglia di colore), ma capace di solidarizzare ben presto col giovanissimo ostaggio (chiosa: il piccolo attore che interpreta il bambino è - di una bravura, ndr - disarmante per naturalezza e autenticità: hupp2000) al punto da finire per scambiarlo con un amico d’avventure prima e con suo figlio poi. Ma - come rivela il finale (di una bellezza struggente) - ogni passaggio di ruolo - in un mondo ineluttabilmente imperfetto quale è il nostro - non è mai indolore, sicchè anche il gesto più piccolo - la consegna di una cartolina (gesto insignificante solo in apparenza visto che, invece, rappresenta il simbolo più espressivo di un legame generazionale, seppur sfilacciato, idealmente sempre eterno) - si tinge del color della tragedia: rosso sangue. La quale, peraltro, non è che il preludio di un’altra tragedia, altrettanto ingiusta ed esecrabile (che si sarebbe dovuta verificare di lì a poco): l’assassinio del padre politico d’America, non a caso compiuto in quella culla dei valori repubblicani - il Texas - che lo ha sempre ripudiato come tale (e dove, quindi, è sempre stato - dapprima solo politicamente - ancora una volta, assente).

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