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Il postino

Regia di Michael Radford, Massimo Troisi vedi scheda film

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La recensione su Il postino

di FilmTv Rivista
6 stelle

Fa un po' di tenerezza e molta malinconia rivedere e riascoltare questo Massimo Troisi postumo: tentennante come sempre, con quel linguaggio tutto intrecciato tra timidezza, dialetto e neologismi, quei gesti trattenuti e, all'improvviso, distesi, quell'aria vagamente imbarazzata di chi chiede scusa. Nessun ritardo, stavolta. Se mai solo l'anticipo doloroso della morte, del personaggio e dell'interprete. Il "postino di Neruda" muore in flash-back nei tafferugli di una manifestazione di piazza comunista (un brano davvero commovente); Massimo Troisi è morto il 4 giugno scorso, quando la lavorazione del film non era ancora terminata. Michael Radford gli rende omaggio chiedendo che nei titoli di testa la regia venga attribuita a "Michael Radford, in collaborazione con Massimo Troisi". Non si sa quanto ci sia di Troisi nella regia del Postino; ma è suo "l'innamoramento" per il romanzo del cileno Antonio Skarmeta e il progetto (coltivato per più di 10 anni) di lavoro insieme a Michael Radford, un inglese affascinato dalla cultura napoletana, che nell'83 avrebbe voluto Troisi per la parte del prigioniero di guerra napoletano di Another Time, Another Place (interpretata poi da Giovanni Mauriello). E la storia del postino che recapita la corrispondenza a Pablo Neruda, esule nel ’52 in un'isoletta del Mediterraneo, e che si fa aiutare dal poeta (e soprattutto dalla sua poesia) a conquistare la ragazza del suo cuore, sembra scritta apposta per Troisi, con le sue esitazioi e il suo romanticismo. Ma a Troisi il film si ferma: Noiret è sempre bravo, ma un po' distaccato nella sua parte di "eroe" distante; e la regia non ha voli, scorre un po' piatta, senza il coraggio di rischiare su scelte veramente e coerentemente poetiche (come sarebbe stata, per esempio, quella di fermarsi sul primo piano di Neruda che ascolta la voce registrata del postino, alla fine, quando il poeta torna sull'isola). Ma Radford non è mai stato un regista di grandi voli; piuttosto, un regista rispettoso dei suoi personaggi (nel bene, come in Another Time, Another Place, e nel male, come nel brutto Misfatto bianco). E il postino resta soprattutto un omaggio all'attore napoletano e alla sua ideale onestà e poesia interiore.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 40 del 1994

Autore: Emanuela Martini

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