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Tetsuo

Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film

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La recensione su Tetsuo

di cheftony
6 stelle

Shinya Tsukamoto ha avuto modo di definirsi, direi non a torto, il figlio di Cronenberg. Ecco, Tetsuo, il suo primo lungometraggio, anche se con i suoi 67 minuti è praticamente un mediometraggio, è un film debitore del Cronenberg prima maniera, con cui ha in comune temi come il rapporto fra l'uomo e la tecnologia (richiamando in questa cosa, anche il massmediologo MacLuhan che ispirò il regista canadese per Videodrome) , la fusione cellulare de La mosca, il sesso, la volontà di scioccare, di destabilizzare lo spettatore e al contempo farlo pensare. Ma al posto della carne c'è un nuovo "protagonista": il metallo.

La trama è quanto di più assurdo si possa immaginare: un uomo si autolesiona una coscia per inserirvi un tubo metallico per poi scappare terrorizzato una volta avvenuto il rigetto del tubo; viene investito da una coppia, che si disfa dell'uomo ancora vivo in un bosco e ha un rapporto sessuale davanti a lui. Tornati alla normalità, la vita dell'uomo scorre come prima, fra un selvaggio amplesso e l'altro con la fidanzata ninfomane. Ma quando gli spunta una specie di "borchietta" sul viso sarà solo l'inizio di un'atroce trasformazione che lo porterà ad essere un cumulo di carne e metallo, con una enorme fresa al posto del pene con cui la fidanzata si lascerà violentare a morte. Inoltre, l'uomo investito evidentemente è sopravvissuto...
Tetsuo, film peraltro praticamente muto, è una cosa decisamente originale, non si discute: Tsukamoto utilizza un bel bianco e nero che fa assomigliare perfettamente la pelle ai metalli anche quando non è mescolata ad essi in un grottesco groviglio, forse preambolo di una nuova specie? Oltre alla inconsueta trama, una bella colonna sonora, ossessiva e metallica (occhio, non metallara), e il massiccio ed affascinante utilizzo della stop-motion fanno di Tetsuo un film godibile e sopra le righe, ambizioso anche nella pochezza di mezzi di uno Tsukamoto che è regista, produttore, montatore, attore, un vero factotum. Non per tutti i palati, vista anche la confezione addirittura meno commerciale dei lavori di Cronenberg, ma piuttosto un'opera sperimentale curiosa e ben fatta. *** 1/2

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