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Il buio oltre la siepe

Regia di Robert Mulligan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il buio oltre la siepe

di OGM
8 stelle

Solo le nostre irrazionali paure possono rendere proibiti certi rapporti umani, arrivando perfino a negare il naturale diritto alla reciproca conoscenza. Poter vedere l'altro, incontrarlo e magari provare ad amarlo è una libertà che ognuno di noi dovrebbe concedere anzitutto a se stesso, sottraendosi a un codice di tabù che, anziché provenire dall'era preistorica, sono il prodotto della moderna civilizzazione, di una società improntata all'organizzazione centralizzata e all'uniformità dei costumi. In questo schema categorico, l'elemento diverso non trova posto,  e quindi è estromesso, non solo in quanto presenza fisica, ma anche e soprattutto come possibile idea di individuo. In ciò si manifesta quel totalitarismo democratico in base a cui la maggioranza diventa un tiranno, che detiene il potere assoluto sui modelli di comportamento, sui canoni estetici, sui valori morali. E' questo il primo, vero violatore della privacy, che, più di ogni strumento di intercettazione elettronica, è sensibile ad ogni minima sfumatura della vita personale che accenni a deviare dal binario prescritto. Nell'America del 1932, avvicinarsi a un malato mentale o a un uomo di colore con intenzioni diverse da quelle di riaffermarne la segregazione è un gesto inaccettabile, di fronte al quale la collettività prova, anzitutto, spavento: è, infatti, terrificante la possibilità che, riducendo la distanza di osservazione, l'evidenza possa far crollare le certezze acquisite. Per chi, come tanti di noi, usa la diffidenza e i cattivi pensieri come una corazza protettiva, nulla è più spiazzante che doversi ricredere in positivo. E' quindi un "bene", per la piccola comunità in cui si svolge l'azione del film, che Tom Robinson, l'afroamericano  ingiustamente condannato per stupro, sia morto prima del processo d'appello, e che l'eroico gesto di Arthur "Boo" Bradley, il folle "mostro" del villaggio, venga tenuto segreto. Dover ammettere di non aver capito nulla è una condizione nefasta, che mette profondamente in crisi: la ragione e la coscienza ne sono gli inesorabili veicoli,  e per questo devono essere messe a tacere. L'avvocato Atticus Finch, con la sua logica cristallina e inoppugnabile, che semplicemente sgorga da una lucida aderenza alla realtà, incarna il coraggio di pensare con la propria testa, ragionando a posteriori sul dato di fatto, e non a priori sui concetti inculcati dai condizionamenti esterni. La sua dialettica non è una retorica abilità di persuasione, non è quella spettacolare capacità affabulatrice del solito eroe da legal thriller: è, invece, la pura forza della verità, di quella che rimane, ferma e docile, sotto gli occhi di tutti, ma da cui troppi preferiscono distogliere lo sguardo. Il carattere del personaggio interpretato da Gregory Peck è la placidità di chi è esente da pregiudizio, e non ha dunque bisogno, contrariamente a Bob Ewell e compagni, di usare la violenza per difendere le proprie convinzioni. La sua parola è quanto basta: to kill a mockingbird, ossia uccidere un uccellino che si limita, pacificamente, a riprodurre i suoni del mondo circostante, è l'atto, inutile e gratuito, di cancellare una voce che innocentemente, senza inventare nulla, dice le cose come stanno, e traduce, a beneficio di tutti, i lineari tratti della realtà nell'armonioso canto della ragione.    

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