In un 1968 alternativo, gli astronauti Cliff Stanfield e David Ross sono impegnati in una lunga missione spaziale ma, per meglio tollerare la mancanza dei loro cari, hanno la possibilità di ‘trasferirsi’ sulla Terra riversando le loro coscienze all’interno di due androidi che ne riproducono le fattezze. È la sinossi di Beyond the Sea, terzo episodio della sesta stagione di Black Mirror. Sul nostro pianeta, i due uomini vivono in dimore così diverse (per estetica, per localizzazione, per ‘senso’) che questa differenza si fa fattore narrativo.
Diventa un tema di messa in scena – in più di una sequenza le costruzioni sono esplorate in montaggio alternato, a sottolinearne l’abissale distanza – e un argomento di conversazione: sulla navicella David, fiero della sua abitazione che ne esalta l’immagine di successo, chiede esplicitamente al collega (con malcelato senso di superiorità) come sia la sua casa. “Non male, ma devo abituarmi. Mi piace che sia fuori città”, gli risponde quest’ultimo.
Perché quella degli Stanfield è una residenza rurale in stile coloniale, distante dai centri abitati, composta da una serie di volumi in legno dai tetti spioventi, con un portico e un fienile rosso con delle cornici dipinte di bianco. Quella dei Ross, invece, è una bizzarria architettonica di cui l’episodio mostra solo alcuni ambienti: nella scena iniziale, il soggiorno soppalcato e una scala di legno che collega i diversi livelli; qualche minuto dopo, il viale d’accesso percorso da un’auto e il suo esterno.
Quanto basta per stupire, mettendo in luce i molteplici elementi ricurvi: il rettangolo stondato in pietra che funge da arco d’accesso, le aiuole arrotondate del giardino, la tettoia in legno (ancora curvato) che sovrasta il portico, e le grandi finestre dal profilo arcuato che coprono l’intero perimetro della facciata. La location è Casa Axis, già set per diversi spot e recentemente tornata alla ribalta perché acquistata dall’artista argentino Felipe Pantone per farne il suo studio, la sua residenza e un polo espositivo per creativi.
Sorge a l’Eliana, a 20 chilometri da Valencia e nasce dall’idea di un immobiliarista della zona, che assolda l’architetto Antonio Segura per commissionargli l’incredibile struttura in cui vivrà fino al 1990. Segura, con l’aiuto del collega Pascual Genovés, progetta e realizza la casa tra il 1972 e il 1976 ispirandosi a correnti retrofuturiste e Space Age (da cui deriva la reiterazione delle linee curve che informa il progetto). L’idea iniziale prevedeva che il fabbricato ruotasse intorno al proprio asse (da qui il nome), ma poi Segura si limitò a collocarlo su quattro pilastri che ne determinano l’immagine fluttuante.
Nei suoi 1300 metri quadri (più 7000 di giardino) Casa Axis ospita anche una discoteca nel seminterrato, un campo da tennis e una collezione sconfinata di oggetti di design che Segura recuperava dai suoi viaggi per le varie fiere del settore in Europa (e che il team di Pantone deve ancora finire di catalogare). In Beyond the Sea è interessante notare come Broker (sceneggiatore e creatore della serie) si diverta a rimodulare continuamente (attraverso David) i sentimenti degli spettatori nei confronti dei due alloggi. Inizialmente Casa Axis sembra un luogo ideale, specchio di una compiuta felicità familiare e riflesso di una cultura più elevata (l’uomo porta la famiglia al cinema, legge Bradbury e Heinlein e ascolta Brel e Trenet).
Ma quell’ambiente idilliaco diventerà il teatro della tragedia in cui una setta di fanatici ucciderà la moglie e i figli di David, riflettendo in qualche modo le inquietudini da cui la Space Age – nata negli anni Sessanta sulla West Coast americana – traeva la propria ispirazione: non solo la bellezza dei razzi e delle astronavi, ma anche la paura dell’ignoto e dell’atomica, spesso architettonicamente tradotta in forme fantasiosamente molecolari. Traiettoria di segno opposto subisce la casa degli Stanfield, inizialmente sconfitta, nella sua banalità estetica, dalle inedite forme della creazione di Segura; spazio di tensioni tra i personaggi, generate – a leggere neanche troppo tra le righe – dal senso di inferiorità provato da Cliff nei confronti di David, espresso sotto forma di indifferenza nei confronti della moglie e di arcigna severità in quelli del figlio (che gli si rivolge chiamandolo “sir”).
Progettualmente banale e distante dai luoghi dell’intellighenzia, la casa di Cliff assumerà in seguito connotati edenici agli occhi di David – “la tua casa è bellissima”, dirà al collega che gli permetterà di utilizzare il proprio simulacro meccanico per tornare sulla Terra – che, nella sua improvvisa solitudine, sembrerà non riempirsi mai gli occhi di quelle forme così rassicuranti, così riconoscibili, come della natura circostante. Un gioco di continui ribaltamenti che conoscerà un’ennesima, finale svolta, quando il giovane vedovo agirà per trovare la spaventosa ‘quadratura’ che gli consentirà di continuare la missione a fianco dell’amico. E che qui non sarà rivelata per sacrosante ragioni ‘no spoiler’. Se avete voglia, è su Netflix.
La serie tv
Black Mirror
Fantascienza - Gran Bretagna 2011 - durata 60’
Titolo originale: Black Mirror
Creato da: Charlie Brooker
Con Daniel Kaluuya, Rachael Evelyn, Wyatt Russell, Kelly Macdonald, Lasco Atkins, Helena Collins O'Connor
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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