Con il film Dead Man’s Wire, al cinema dal 19 febbraio con BIM in collaborazione con Lucky Red, Gus Van Sant torna al cinema affrontando un episodio realmente accaduto: il sequestro compiuto da Tony Kiritsis nel 1977 a Indianapolis. Il lungometraggio prende spunto da quei fatti per esplorare, senza indicare una morale univoca, il confine tra giustizia personale, spettacolarizzazione mediatica e malessere sociale. La ricostruzione degli eventi si sviluppa secondo una logica di osservazione, affidando allo spettatore la responsabilità dell’interpretazione.

Cary Elwes
Dead Man's Wire (2025) Cary Elwes

Una storia già vista, ma mai così

L’8 febbraio 1977, Tony Kiritsis fa irruzione nell’ufficio della Meridian Mortgage. Ritiene che l’azienda gli abbia impedito di realizzare il proprio progetto immobiliare. L’obiettivo non è tanto l’azione armata, quanto il riconoscimento pubblico di un torto subito. Kiritsis prende in ostaggio Richard Hall, figlio del proprietario della società, e lo costringe a indossare un congegno esplosivo artigianale: una corda stretta al collo collegata a un fucile puntato alla testa, legato a sua volta al corpo di Tony. Se lui cade, l’ostaggio muore.


L’azione si sposta nel piccolo appartamento di Tony, dove inizia un lungo stallo di 63 ore. Le richieste sono economiche, giudiziarie e simboliche: cinque milioni di dollari, immunità da eventuali accuse, ma soprattutto delle scuse ufficiali. La diretta televisiva rende l’intero episodio un evento pubblico, e contribuisce a trasformarlo in un caso nazionale.

Il volto di una rabbia disperata

Bill Skarsgård interpreta nel film Dead Man’s Wire Tony Kiritsis, figura centrale della vicenda. La sua interpretazione si basa su un uomo profondamente convinto di essere stato messo all’angolo da un sistema che non offre vie d’uscita. Tony manifesta una rabbia continua, ma anche il desiderio di attenzione, un bisogno costante di essere ascoltato. Il personaggio è costruito su una serie di contraddizioni: aggressivo ma talvolta vulnerabile, deciso ma instabile.


Richard Hall, interpretato da Dacre Montgomery, rappresenta l’altro polo del conflitto. Il suo personaggio si ritrova nel ruolo dell’ostaggio, fisicamente e psicologicamente legato al proprio sequestratore. L’interazione tra i due uomini si sviluppa tutta all’interno dell’appartamento, in una convivenza forzata che alterna tensione, incomunicabilità e momenti di ambigua connessione.

Al Pacino
Dead Man's Wire (2025) Al Pacino

Corpi estranei ma centrali

Intorno al nucleo della vicenda del film Dead Man’s Wire orbita una serie di personaggi che contribuiscono a delineare il contesto. M.L. Hall, il padre di Richard, è interpretato da Al Pacino. Il personaggio si muove a distanza, ma ha un ruolo centrale nella motivazione di Tony e nel modo in cui si costruisce il conflitto tra individuo e istituzione.


Linda Paige, giovane giornalista interpretata da Myha’la, incarna la spinta verso l’affermazione personale nel mondo dell’informazione. Il suo sguardo su Tony non è neutro, ma suggerisce un interesse per come la sua figura possa essere interpretata e veicolata mediaticamente.


Colman Domingo presta la voce e il volto a Fred Temple, personaggio ispirato a una figura reale della radio locale. Fred è un conduttore con cui Tony stabilisce un rapporto a distanza, quasi simbolico. È uno dei pochi che prova a comunicare con lui senza cercare lo scontro.


A completare il quadro, Cary Elwes interpreta Mike Grable, il primo agente di polizia intervenuto sulla scena. Grable instaura con Tony un rapporto di dialogo, cercando di riportarlo a una dimensione più razionale.

La televisione come specchio e motore

Il ruolo dei media è un elemento chiave nella ricostruzione dell’evento. Il film Dead Man’s Wire colloca l’azione in un momento di transizione storica, in cui la televisione inizia a occupare uno spazio crescente nella rappresentazione della realtà. La copertura in diretta del sequestro trasforma l’azione di Tony in uno spettacolo mediatico, sollevando interrogativi su quanto la comunicazione contribuisca a legittimare – o amplificare – il gesto stesso.


La narrazione non separa mai completamente il crimine dalla sua trasmissione. Al contrario, mostra come i due elementi si alimentino a vicenda: Tony ha bisogno di visibilità, e i media trovano nel suo gesto una storia da seguire senza sosta. Il risultato è una sovrapposizione tra cronaca e rappresentazione.

Myha'la
Dead Man's Wire (2025) Myha'la

Un’America che si guarda allo specchio

Il film Dead Man’s Wire si muove dentro uno scenario che mette in discussione alcune idee cardine dell’identità americana: il sogno della mobilità sociale, la fiducia nelle istituzioni, il mito dell’uomo solo contro il potere. Tony non agisce in nome di un’ideologia, ma per una frustrazione generalizzata, per un senso di fallimento che si fa personale e collettivo allo stesso tempo.


L’interazione tra Tony e Richard mostra quanto la distanza sociale possa generare incomprensione e conflitto, ma anche risonanza emotiva. Entrambi sembrano portare il peso di aspettative familiari e sociali che li rendono, in modi diversi, prigionieri di ruoli imposti.

Il rumore dopo il silenzio

Il film Dead Man’s Wire mette in scena un evento del passato ma lo carica di echi contemporanei. La tensione tra individuo e potere, tra rappresentazione e realtà, tra urgenza personale e risposta pubblica rimane aperta. Il film non propone letture univoche: si limita a ricostruire, scena dopo scena, minuto per minuto, un episodio in cui più forze si scontrano senza che nessuna prevalga del tutto.


Nel racconto di Gus Van Sant e Austin Kolodney, la voce di Tony si sovrappone a quelle del pubblico, dei media, delle istituzioni. E il “filo del morto” non è solo un dispositivo meccanico, ma un simbolo delle connessioni fragili che tengono insieme o separano le persone, le classi sociali e le versioni della verità.


Disclaimer

Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Dead Man’s Wire può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Dead Man's Wire

Dead Man's Wire

Storico - USA 2025 - durata 104’

Titolo originale: Dead Man's Wire

Regia: Gus Van Sant

Con Bill Skarsgård, Dacre Montgomery, Colman Domingo, Al Pacino, Cary Elwes, Myha'la

Al cinema: Uscita in Italia il 19/02/2026