Con il film Keeper, Osgood Perkins prosegue il proprio percorso all’interno del cinema dell’orrore attraverso un’opera che ruota attorno alla percezione, all’identità e alla relazione tra spazio fisico e psichico. La struttura narrativa parte da un presupposto riconoscibile: una coppia che si ritira in una casa isolata nei boschi.
Da lì si sviluppa un racconto che interseca più registri (psicologico, visionario, mitico) senza adottare una struttura lineare. La progressione non segue un modello di causa-effetto tradizionale, ma si organizza attorno a stati mentali e trasformazioni percettive. Keeper è un film che lavora sul modo in cui l’ambiente circostante si riflette nei personaggi e viceversa.
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Un amore sotto vetro
Liz (Tatiana Maslany) e Malcolm (Rossif Sutherland) stanno insieme da un mese. Lui la invita nella casa di famiglia, situata in una zona remota e immersa nel verde. La casa appare come un ambiente ordinato e architettonicamente definito, ma la regia ne accentua l’ambiguità. Le inquadrature, spesso ravvicinate, rendono difficile orientarsi, e la relazione tra personaggi e spazio resta incerta.
Durante una cena, l’arrivo del cugino di Malcolm, Darren (Birkett Turton), e della sua compagna Minka (Eden Weiss), introduce elementi dissonanti. Dopo la loro visita, Liz si trova coinvolta in una serie di eventi che non sembrano riconducibili a dinamiche ordinarie: visioni, sogni disturbati, apparizioni. Un gesto semplice (l’assaggio di una torta lasciata dai custodi della casa) innesca un cambiamento nella sua percezione. Da quel momento, il confine tra realtà, ricordo e immaginazione diventa instabile.
Malcolm, poco dopo, è costretto ad allontanarsi per motivi professionali, lasciando Liz sola. La narrazione, da questo punto in avanti, si concentra esclusivamente sulla sua esperienza nella casa.
Il volto che regge tutto: Liz
Tatiana Maslany interpreta Liz, personaggio centrale attorno a cui ruota l’intera esperienza narrativa del film Keeper. Nelle fasi iniziali, Liz appare orientata a mantenere una relazione, forse con l’intento di superare insicurezze o schemi ricorrenti del proprio passato. Con il progredire degli eventi, viene messa a confronto con elementi che sembrano rimandare a un trauma o a una ripetizione di eventi già vissuti. Le sue reazioni oscillano tra la ricerca di controllo e il disorientamento.
Malcolm, interpretato da Rossif Sutherland, è una figura che comunica in modo misurato, con un comportamento che risulta spesso difficile da interpretare. Medico di professione, propone la vacanza come momento di intimità, ma il suo comportamento resta sempre inscrivibile dentro un certo grado di ambiguità relazionale.

Il corpo e la casa
Il film Keeper sviluppa una relazione stretta tra corpo e ambiente. La casa viene ripresa come se avesse una sua presenza autonoma, in dialogo costante con l’esperienza soggettiva di Liz. La scenografia e la fotografia, firmata da Jeremy Cox, contribuiscono a costruire un senso di spaesamento, con inquadrature che evitano di offrire un orientamento chiaro. Le stanze sembrano modificarsi a seconda della posizione del personaggio, e le finestre, i corridoi, le scale sono spesso ripresi in modo da apparire più come ostacoli che come passaggi.
Il titolo stesso del film, Keeper, apre a una serie di riflessioni: chi è il “custode”? Cosa significa essere tenuti, o trattenere qualcun altro? Il film suggerisce che le relazioni umane possono contenere forme di controllo reciproco, anche non esplicitate. Il termine “keeper” viene talvolta usato nel linguaggio quotidiano per indicare un partner “da tenere”, riducendo la persona a una funzione. Keeper sembra interrogarsi su questa semplificazione e sulle implicazioni che può generare a livello affettivo ed esistenziale.
Il rapporto tra visioni e corpo è un altro elemento ricorrente: le apparizioni che Liz sperimenta sembrano legate non tanto a un’aggressione esterna, quanto a una disgregazione interiore. L’horror, qui, non deriva da una minaccia identificabile, ma dalla sovrapposizione tra passato e presente, tra memoria e spazio.
Una grammatica visiva labirintica
Dal punto di vista formale, Keeper impiega una serie di scelte estetiche volte a creare disorientamento. Le dissolvenze, i tagli di montaggio e i cambi di punto di vista generano una struttura visiva frammentaria. Il montaggio (firmato da Greg Ng e Graham Fortin) lavora per sovrapposizioni, evocazioni e richiami interni. In una scena, ad esempio, un gesto quotidiano di Liz (passarsi la mano tra i capelli) si fonde visivamente con un’inquadratura dell’ambiente esterno, creando una continuità simbolica tra corpo e natura.
La colonna sonora comprende brani eterogenei (tra cui I Don’t Want to Play in Your Yard di Peggy Lee e Love Is Strange di Mickey & Sylvia), utilizzati per rafforzare il senso di straniamento. Questi inserti musicali non seguono un tono uniforme, ma sembrano introdurre sottotesti, o quantomeno nuove associazioni.
La presenza di creature, figure umanoidi e ambigue, si inserisce nel discorso visivo del film in coerenza con le sue tensioni tematiche. La loro funzione, più che narrativa, sembra simbolica, e il loro aspetto richiama immaginari legati al folklore, alla fiaba e all’inconscio. Tra le fonti visive evocate, si possono riscontrare affinità con i lavori di Neil Jordan, Ken Russell o con alcune rappresentazioni dell’orrore giapponese contemporaneo.
Un’esperienza da decifrare
Il film Keeper non segue una struttura narrativa tradizionale. Si muove per stratificazioni, segnali e ripetizioni. L’opera non esplicita le sue intenzioni, né propone soluzioni immediate. Ogni elemento (dallo spazio alla musica, dai personaggi agli oggetti) sembra suggerire un doppio fondo. Il film lascia aperte numerose domande, e sembra più interessato a moltiplicare i livelli di lettura che a restringerli.
In questo senso, Keeper può essere interpretato come un’analisi dei meccanismi relazionali, della percezione e della memoria. Più che mostrare una trasformazione, accompagna lo spettatore in un percorso di perdita di coordinate. L’elemento orrorifico diventa così una modalità per mettere in discussione il confine tra soggetto e contesto, tra individuo e relazione. Non tutto ciò che viene dato, dice implicitamente il film, va necessariamente accolto. Alcune cose, forse, è meglio lasciarle dove sono.
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di Keeper può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
Filmografia
Keeper
Horror - USA, Canada 2025 - durata 98’
Titolo originale: Keeper
Regia: Osgood Perkins
Con Tatiana Maslany, Rossif Sutherland, Claire Friesen, Birkett Turton, Logan Pierce, Glen Gordon
Al cinema: Uscita in Italia il 12/02/2026


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