Con il film I colori del tempo, Cédric Klapisch firma un’opera che esplora il potere delle immagini come veicolo di memoria, identità e trasformazione. Il regista francese mette in dialogo due epoche distanti – 1895 e 2025 – attraverso una narrazione che intreccia storie familiari, percorsi personali e la storia delle arti visive.


Al centro, una casa abbandonata in Normandia che diventa archivio e detonatore narrativo: l’inizio di un’indagine genealogica che spinge i protagonisti e lo spettatore a interrogarsi su cosa significhi davvero ricordare e tramandare.


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Suzanne Lindon
I colori del tempo (2025) Suzanne Lindon

La casa come detonatore narrativo

L’eredità di una casa in Normandia mette in moto l’intera struttura narrativa del film I colori del tempo. Quattro cugini – Seb (Abraham Wapler), Abdel (Zinedine Soualem), Céline (Julia Piaton) e Guy (Vincent Macaigne) – vengono incaricati di fare l’inventario dell’immobile, apparentemente in disuso.


Ma fra vecchie fotografie, lettere e quadri, scoprono la figura enigmatica di Adèle (Suzanne Lindon), una parente di fine Ottocento scomparsa dai racconti familiari. La scoperta apre un doppio binario temporale: da un lato l’indagine contemporanea, dall’altro il racconto in soggettiva di Adèle, che nel 1895 lasciò la campagna per cercare la madre nella Parigi delle avanguardie.

Adèle: il corpo nella Storia

Adèle è il perno attorno a cui ruota il secolo scorso. Interpretata nel film I colori del tempo da Suzanne Lindon, è una giovane donna cresciuta dalla nonna, orfana di madre, che decide di mettersi in cammino per scoprire chi sia e da dove venga. La sua Parigi è quella dell’elettricità, dei primi tram, delle fotografie di Atget e dei quadri di Monet.


La sua ricerca personale – che passa per il corpo, per la fatica, per i gesti quotidiani – è anche un’immersione nella storia materiale e sociale del suo tempo. Non si limita a osservare il cambiamento: lo attraversa fisicamente, come corpo femminile, come figlia senza madre, come soggetto attivo nella Storia.

I quattro del presente: frammenti di una genealogia incompleta

Nel 2025, i quattro cugini si muovono come pezzi scomposti di un’identità collettiva che cerca coerenza. Seb (Abraham Wapler) è un artista digitale, cresciuto con i social e le immagini in movimento. Abdel (Zinedine Soualem), insegnante in pensione, è la voce della pedagogia e della riflessione. Céline (Julia Piaton) incarna lo slancio tecnologico, con un lavoro legato ai trasporti del futuro. Guy (Vincent Macaigne) è il più critico, apicoltore disilluso, scettico verso il progresso.


Ognuno porta con sé una domanda aperta, un’assenza, una parte mancante della storia familiare. Nell’interazione tra di loro, in ciò che scoprono nella casa, in ciò che ignorano, il film costruisce un ritratto di una generazione che cerca ancora di capire da dove viene per decidere dove andare.

Zinedine Soualem, Vincent Macaigne, Julia Piaton, Abraham Wapler
I colori del tempo (2025) Zinedine Soualem, Vincent Macaigne, Julia Piaton, Abraham Wapler

La doppia estetica: impressionismo vs. ipermodernità

Il film I colori del tempo contrappone visivamente due mondi. Il 1895 è fatto di texture, colori pastello, luce naturale e inquadrature ispirate alla pittura impressionista e alla fotografia autocromatica. Il 2025, al contrario, è piatto, sovrailluminato, dominato da immagini digitali, schermi, ambienti standardizzati. Il contrasto estetico non è nostalgico, ma interrogativo: cosa perdiamo e cosa guadagniamo quando cambiano gli strumenti con cui rappresentiamo il mondo? Come cambia lo sguardo quando cambiano i mezzi?

L’immagine che resta

La domanda che attraversa tutto il film I colori del tempo riguarda la permanenza: cosa sopravvive del passato? E cosa scegliamo di conservare? Le fotografie trovate nella casa non sono solo oggetti: sono indizi, mappe emotive, frammenti di vite che chiedono di essere rilette.


Adèle (Suzanne Lindon) e Lucien (Vassili Schneider), nel 1895, si interrogano sul senso del cinema appena nato. Seb (Abraham Wapler), nel 2025, è immerso nella produzione digitale, ma incerto sul valore di ciò che crea. In entrambi i casi, l’atto del guardare è al centro: non si tratta solo di produrre immagini, ma di capire quale sguardo vogliamo lasciare in eredità.

Suzanne Lindon, Sara Giraudeau
I colori del tempo (2025) Suzanne Lindon, Sara Giraudeau

Educazione, trasmissione, perdita

Il tema della trasmissione attraversa tutti i personaggi del film I colori del tempo. Abdel (Zinedine Soualem) è un insegnante; Adèle (Suzanne Lindon) diventerà maestra; Seb (Abraham Wapler) è un creatore di contenuti; Calixte (Cécile de France) è una storica dell’arte. Ciascuno, a modo suo, è coinvolto in un processo di passaggio di saperi, esperienze o immagini.


Ma la trasmissione è anche mancanza: Adèle parte perché non conosce sua madre. I cugini cercano risposte che nessun parente può più dare. L’eredità non è solo una casa, ma un insieme di domande lasciate in sospeso. Il film racconta anche cosa si perde quando qualcosa non viene detto, mostrato, tramandato.

La madre mancante: un vuoto generatore

Il motore narrativo profondo del film I colori del tempo è l’assenza della madre di Adèle (interpretata da Sara Giraudeau). Non si tratta solo di un’assenza biografica, ma simbolica: è la mancanza che muove, che spinge a partire, a cercare, a disobbedire. In parallelo, i cugini del presente mancano di un racconto comune, di una genealogia condivisa. È questa lacuna che li spinge a ricostruire, a cercare immagini, a ricollegare fili. Klapisch mette in scena la madre non come figura risolutiva, ma come spazio di interrogazione.

Il tempo come materia viva

I colori del tempo non propone una visione gerarchica delle epoche. Non dice che prima era meglio o che oggi sia peggio. Propone una riflessione: ogni presente è il risultato di un passato, ogni futuro dipende da ciò che si decide di ricordare.


Nel film, i personaggi viaggiano fisicamente, storicamente ed emotivamente, per cercare un senso al loro essere nel mondo. Il tempo non è solo cronologia: è materia viva, che si stratifica, che pulsa nei luoghi, nelle immagini, nei gesti quotidiani. E guardarlo in faccia, anche se con ritardo, è forse il primo passo per comprenderlo.


Disclaimer

Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto il film. In alcun modo, quindi, questa presentazione di I colori del tempo può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina I colori del tempo

I colori del tempo

Giallo - Francia 2025 - durata 124’

Titolo originale: La venue de l'avenir

Regia: Cédric Klapisch

Con Cécile De France, Vincent Perez, Vassili Schneider, Sara Giraudeau, François Berléand, Julia Piaton

Al cinema: Uscita in Italia il 13/11/2025