Lo scrittore Giordano Fonte (Toni Servillo) è tornato nella natia Napoli dopo molti anni, deciso a non scrivere più nulla, perché si sente inadeguato a raccontare una realtà tanto complessa quanto, per lui, specie di apolide in casa propria, ormai inafferrabile. Eppure ora si ritrova a fraternizzare e a “tallonare” un tipico esponente di questa complessità e contraddittorietà, tal Caracas (Marco D’Amore), ex neofascista ora convertitosi all’Islam e innamorato della eroinomane Yasmina; ne registra pensieri, azioni, parole, così da trasporle in narrativa: il suo futuro libro sembra il tipico esempio di “real fiction”, come Gomorra per intenderci, e quindi ci si può aspettare che ciò che viene raccontato sia reale (e non solo realistico).

Alcuni indizi sparsi nel corso del film fanno propendere per ipotesi meno scontate, e il finale accentua e – apparentemente – risolve queste lacune nel tessuto della realtà. Giordano assiste alla radicalizzazione del suo quartiere: brulicante di etnie diverse e oggetto – fin dalla prima scena – della violenza vendicativa dei militanti neofascisti; e nel finale si ripete un episodio esemplificativo: un estremista sta per violentare una donna con lo hijab, ma viene fermato da un arabo barbuto e sporco, il quale viene poi inseguito dai militanti e infine ucciso dal loro boss con una coltellata nello stomaco.

Ma se all’inizio vediamo Caracas che aggredisce il suo ex-camerata e tenta – inutilmente – di salvare la vita all’uomo, nel finale l’uomo morente a terra è lo stesso Caracas, i capelli più lunghi e gli abiti malmessi, e la persona accanto al camerata e che assiste all’omicidio (questa volta senza intervenire) è Giordano. Alcuni critici hanno ipotizzato che Giordano stia rivivendo ricordi di adolescenza e che quindi Caracas sia un suo alter ego, ma questa tesi contrasta con tutto ciò che sappiamo dello scrittore: è un borghese colto, è ateo, e soprattutto non è morto. Anche se lo spaesamento in cui lo vediamo immerso in alcune scene potrebbe far pensare a un principio di Alzheimer che giustificherebbe il rivivere ricordi deformati.

Ma l’ipotesi più probabile è che Caracas non esista. Se l’episodio iniziale testimonia della sua decisione definitiva di convertirsi all’Islam, assistendo alla violenze dei suoi compagni e alla morte di un uomo per mano degli stessi, ora lo stesso episodio – cambiando solo le identità di alcuni personaggi – è invece la degna conclusione della vicenda umana ed esistenziale di questo orfano che muore da eroe, per mano dei suoi amici di una volta, senza che nessuno lo soccorra. Perché Giordano, che per un po’ ci siamo illusi essere il protagonista sia del film che del libro che sta scrivendo, torna nel suo ruolo di neutro narratore degli eventi, assiste all’uccisione di Caracas ma non può far nulla perché nella realtà narrativa è proprio lo scrittore a non esistere.

Nel romanzo di Ermanno Rea da cui il film è tratto, Napoli Ferrovia, è più chiaro che Giordano è l’alter ego dell’autore e l’opera si configura quindi come una sorta di autofiction e al contempo un work in progress, con protagonista uno scrittore che scrive la storia di Caracas. Nel film la confusione dei piani finzionali è meno esibita, ma nel finale appare evidente che Giordano è uscito dalla fiction e vi permane solo come muto osservatore, come occhio (come l’occhio del regista. Che però è lo stesso D’Amore, che interpreta Caracas. E qui si aggiungono ulteriori livelli di lettura), mentre decide come proseguire il romanzo, anzi come modificarlo, spostando la scena iniziale alla fine e cambiandone alcuni personaggi e, quindi, il significato complessivo. Anche se così veniamo privati del momento in cui Caracas effettivamente si convince a diventare islamico, e la storia quindi si spezza, rimane monca.

Il finale non chiude il film ma lo apre a infinite possibilità combinatorie, proprio perché finisce per parlare di un’opera ancora in fieri. Il focus del film – analogo a quello di Nostalgia di Mario Martone, anch’esso tratto da un romanzo di Rea – è quindi quello del ritorno a Napoli di Giordano come simbolo di un ritorno alle origini e di un desiderio, in parte inappagato, di scandagliarne i misteri e carpirne il significato: la storia di Caracas è una delle molte possibili storie, può svolgersi in molti modi diversi, ma ciò che conta è che il creatore di questa storia la usi per indagare la realtà che lo circonda. È la storia di chi, affezionato, attratto e in parte disgustato dalla propria terra (come ammette lo stesso Giordano fin dalla sua prima apparizione), non si rassegna al silenzio, vuole raccontare, capire, ma ammutolisce ogniqualvolta (e capita spesso) si trova davanti a un evento inspiegabile. È la storia dei continui tentativi di racchiudere il mondo degli uomini in un prodotto conchiuso e finito, e dell’inevitabile fallimento che ne consegue. Non è una storia di Napoli, ma della continua ed eterna narrazione su Napoli.
Il film
Caracas
Drammatico - Italia 2024 - durata 110’
Regia: Marco D'Amore
Con Toni Servillo, Marco D'Amore, Lina Camélia Lumbroso, Mamadou Dioume, Brian Parisi
Al cinema: Uscita in Italia il 29/02/2024
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Timvision Amazon Video
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