Io non ti lascio solo, il filmfirmato da Fabrizio Cattani e tratto dall’omonimo romanzo di Gianluca Antoni, viene presentato al Festival di Locarno 2025 nella sezione dedicata ai ragazzi. Prodotto da Minerva Pictures (che lo porterà in sala in autunno) con la collaborazione di Solaria Film, Ipotesi Cinema, M74 e R&C Produzioni, si presenta come un’opera stratificata che usa il linguaggio dell’infanzia per parlare all’età adulta, costruendo un racconto dove fiaba nera, thriller psicologico e romanzo di formazione si fondono in un’unica linea narrativa, fluida ma lacerante.

Andrea Matrone, Michael D'Arma
Io non ti lascio solo (2025) Andrea Matrone, Michael D'Arma

Oltre la ricerca di un cane

L’incipit del film Io non ti lascio solo è semplice e diretto: durante un temporale, Birillo, il cane del dodicenne Filo, scompare nei boschi insieme al padre del ragazzo. La perdita innesca una missione personale: Filo parte di nascosto per ritrovarlo, e lo fa con l’amico del cuore, Rullo. È l’inizio di un’avventura che si muove tra alberi e silenzi, una spedizione che si carica di simbolismi fin dai primi passi.


Ma ciò che sembra un viaggio lineare alla ricerca di un animale perduto si trasforma presto in qualcosa di più profondo e oscuro. I due ragazzi si confrontano con la figura enigmatica di Guelfo Tabacci, un uomo solitario che abita la montagna, quasi un’emanazione del bosco stesso. E con il procedere della storia, un segreto celato nel tempo (legato alla scomparsa di Birillo) emerge con forza, ridisegnando i contorni del racconto.

Archetipi e anime

I protagonisti del film Io non ti lascio solo sono due dodicenni che incarnano, più che caratteri, funzioni emotive: Filo (Andrea Matrone) è il razionale, lo sguardo analitico, mentre Rullo (Michele D’Arma) è l’istinto, il cuore.


La loro amicizia è più che complicità: è alleanza esistenziale. Accanto a loro c’è Amélie (Judith Schiaffino), una coetanea che li aiuta nel cammino e aggiunge un’altra dimensione: quella dello stupore e della sensibilità infantile.


Guelfo, interpretato da Mimmo Borrelli, non è un antagonista tradizionale, ma una figura ambigua, tra il minaccioso e l’incompreso, proiezione delle paure dei bambini e, al contempo, vittima di un passato rimosso. Il suo ruolo è centrale nella seconda metà del film, quando il racconto esplode in una rivelazione che obbliga lo spettatore a riconsiderare ogni cosa detta e vista fino a quel momento. Sua moglie Adele ha il volto di Valentina Cervi.


Il padre di Filo, Paride, impersonato da Giorgio Pasotti, è invece il volto dell’adulto distante, incapace di condividere o anche solo comprendere il dolore del figlio. La sua assenza è silenziosa ma pesante, ed è proprio questa frattura a rendere urgente e necessaria la ricerca di Filo.

Giorgio Pasotti
Io non ti lascio solo (2025) Giorgio Pasotti

Infanzia, perdita, verità negate

Io non ti lascio solo è un film che parla di elaborazione del lutto e di come il dolore venga percepito e interpretato in base all’età. Il centro tematico dell’opera è la diversa elaborazione della perdita: per i bambini, la verità non è un insieme di fatti, ma un mosaico di sensazioni, immagini, presenze e silenzi. Attraverso i loro occhi, il bosco si trasforma in giungla, Guelfo diventa un orco, il viaggio una missione epica.


Un altro nodo è la rimozione adulta, quel processo per cui il dolore viene nascosto, seppellito, mai nominato. Ma i bambini percepiscono ciò che non viene detto. Ecco allora che la favola si oscura, il confine tra reale e immaginato si assottiglia, e il racconto svela il suo lato più cupo.


Cattani sceglie di non offrire certezze, ma di restituire un punto di vista interno, viscerale: l’universo percettivo dell’infanzia, con tutte le sue deformazioni e la sua lucidità inaspettata. Ogni personaggio rappresenta un archetipo emotivo, e l’interazione tra loro disegna un percorso iniziatico, dove il dolore non si supera, ma si attraversa.

Fiaba e noir

Il film Io non ti lascio solo è costruito su una doppia linea temporale: passato e presente si alternano in un montaggio che non si limita a raccontare, ma mira a far sentire, a creare un flusso di emozioni che accompagna il pubblico verso un punto di rottura narrativo. Quel punto, quel twist centrale, non è solo un colpo di scena, ma un’interruzione della linearità, una frattura nella logica adulta del racconto.


Il risultato è una fiaba noir che non ha bisogno di mostri per far paura. Il vero mostro è ciò che resta non detto, ciò che si è scelto di dimenticare.


Cattani conferma la sua poetica: attenzione ai traumi privati, alle lacerazioni familiari, alla tensione tra ciò che si vive e ciò che si riesce a comunicare. Dopo Il rabdomante e Maternity Blues, continua qui la sua esplorazione dell’interiorità umana.


Io non ti lascio solo
non è un film per bambini, ma un film sull’infanzia. Non cerca di farci tornare piccoli, ma di ricordarci cosa vedevamo quando lo eravamo. E soprattutto cosa sentivamo, anche quando nessuno ci spiegava niente. È un invito a tornare nel bosco. Non per perdersi, ma per cercare. E magari, stavolta, non lasciare indietro nessuno.

Mimmo Borrelli
Io non ti lascio solo (2025) Mimmo Borrelli

Autore

Redazione

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Filmografia

locandina Io non ti lascio solo

Io non ti lascio solo

Commedia - Italia 2025 - durata 98’

Regia: Fabrizio Cattani

Con Giorgio Pasotti, Valentina Cervi, Mimmo Borrelli, Andrea Matrone, Michael D'Arma, Judith Schiaffino