Nel suo film più ambizioso, Eddington, al cinema con I Wonder Pictures dal 17 ottobre, Ari Aster abbandona i codici del puro horror per affondare il bisturi nella carne viva dell’America contemporanea. A metà tra un western moderno e un thriller paranoico, il film mette in scena la deriva di un’intera comunità durante l’estate esplosiva del 2020, usando una cittadina immaginaria del New Mexico come microcosmo nazionale. La pandemia, le tensioni razziali, l’ascesa dei social media come filtro della realtà, la polarizzazione ideologica, l’invasione tecnologica: tutto converge a Eddington.

Uno stallo sotto il sole
Il cuore della narrazione del film Eddington è lo scontro frontale tra due figure contrapposte: Joe Cross (Joaquin Phoenix), sceriffo conservatore e figura paterna della comunità, e Ted Garcia (Pedro Pascal), sindaco progressista e imprenditore tech. Ted vuole portare un centro dati d’avanguardia nella sonnolenta Eddington; Joe, stanco delle imposizioni federali e dei cambiamenti sociali, decide di sfidarlo alle elezioni comunali.
L’opposizione politica tra i due non è solo ideologica. È generazionale, culturale, economica. L’una punta alla digitalizzazione e all’apertura verso il mondo esterno; l’altra cerca di conservare un’identità che sente minacciata. Quando Joe decide di non rispettare l’obbligo di mascherina, in nome del “buon senso”, la spaccatura tra le fazioni della cittadina si allarga in modo irreversibile.
Ma il film non si esaurisce nel duello tra due uomini. È una spirale corale che coinvolge un’intera popolazione: mogli, figli, vice-sceriffi, attivisti, influencer, sciamani digitali, scarti sociali. Tutti, a modo loro, affondano nel caos.
Personaggi: archetipi disturbati
Nel film Eddington, lo sceriffo Joe è l’eroe tragico, un uomo che cerca di mantenere l’ordine ma si scopre inadatto al nuovo mondo. Phoenix lo interpreta senza cinismo, con una vulnerabilità disarmante. La sua nemesi Ted Garcia è invece un politico carismatico e ambiguo, guidato da un’idea di progresso che ha il retrogusto del profitto. Entrambi sono convinti di combattere per il bene comune, ma entrambi finiscono per contribuire all’instabilità che condanna la loro comunità.
Il vero fulcro emotivo del film, però, è Louise (Emma Stone), moglie dello sceriffo. Una donna spezzata da un’infanzia traumatica, che si rifugia in bambole fatte a mano e teorie complottiste online. La sua deriva (accompagnata dalla madre Dawn, anch’essa risucchiata nel vortice del web) è il ritratto di una solitudine senza difese, tipica del lockdown. Il suo culto personale per Vernon Peak (Austin Butler), ambiguo guru digitale e presunto sopravvissuto al traffico sessuale, rende esplicita la vulnerabilità di chi cerca sollievo nel delirio.
La dimensione corale si allarga ai due vice-sceriffi, Guy Tooley (Luke Grimes) e Michael Cooke (Micheal Ward), candidati a succedere a Joe. La tensione razziale tra i due, acuita dal contesto delle proteste Black Lives Matter, aggiunge un ulteriore strato al conflitto. In parallelo, i giovani di Eddington (Sarah, Brian, Eric) portano in scena il cortocircuito tra attivismo digitale e realtà locale.
Completa il quadro Lodge (Clifton Collins Jr.), senzatetto schizofrenico e figura di rottura che apre il film come una versione distorta dello Stage Manager di Our Town. La sua follia è la voce repressa di un’America ai margini, spettro di una società che lascia indietro i più fragili.

Specchi deformanti dell’America
Eddingtonè un film sull’identità americana post-2020. Aster non prende posizione: non idealizza né demonizza. Anzi, concede a ogni personaggio la possibilità di essere ascoltato, pur nella distorsione delle sue azioni. Il suo intento non è spiegare ma restituire il caos di un’epoca attraverso una forma cinematografica che accoglie il western, la commedia nera e il dramma familiare.
Al centro del film c’è un’ossessione: il feedback. Le bolle informative, i social, gli algoritmi, la moltiplicazione delle verità personali diventano armi. Eddington mostra cosa accade quando le narrazioni individuali, radicate nella storia americana, si scontrano senza mediazione. In tal senso, l’introduzione del data center è cruciale: simbolo di un potere astratto, silenzioso, irraggiungibile, che plasma la vita di tutti mentre il dibattito pubblico si concentra su battaglie simboliche e sterili.
Il tono del film oscilla costantemente tra il grottesco e il tragico. Aster lo definisce “una commedia americana nera”, non perché ciò che racconta sia ridicolo, ma perché è ormai impossibile distinguere il comico dall’atroce nella realtà che viviamo. È un film che riflette sul culto dell’individuo, sul trauma come identità, sul desiderio disperato di essere ascoltati.
Un western senza eroi
Nel costruire Eddington, Ari Aster crea un mondo chiuso e febbrile che assomiglia fin troppo al nostro. Ogni inquadratura, ogni battuta, ogni relazione sociale diventa un frammento di un paese in crisi, incapace di elaborare un lutto collettivo e prigioniero delle sue stesse proiezioni.
Il vero antagonista non è né Joe né Ted, ma il sistema stesso: la distrazione sistematica, la disinformazione, l’isolamento algoritmico, la perdita di senso. Eddington è un campo di battaglia dove nessuno vince, perché il nemico vero non è mai nel mirino.
Aster non offre soluzioni, ma ci costringe a guardare. E in questo sguardo c’è qualcosa di profondamente inquietante, e forse necessario.
Filmografia
Eddington
Drammatico - USA 2025 - durata 145’
Titolo originale: Eddington
Regia: Ari Aster
Con Austin Butler, Emma Stone, Pedro Pascal, Joaquin Phoenix, Luke Grimes, Clifton Collins jr.
Al cinema: Uscita in Italia il 17/10/2025
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