Nell’opulenta, ricercatissima sarabanda scenografica che contribuisce a fare del Grande Lebowski il gran cult che è diventato all’istante, la magnifica casa in cui l’industriale del porno Jackie Treehorn accompagna il protagonista per interrogarlo rischia quasi di passare inosservata. Il Drugo ne ravvisa l’eccezionalità, ma naturalmente non si scompone: “Hai una gran bella tana amico, è pulita, ben conservata”.

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Il grande Lebowski

Di questa ‘tana’ i Coen ci mostrano la piscina esterna e il soggiorno, che è un trionfo di calcestruzzo dagli alti soffitti a cassettoni perforati da una serie di piccoli lucernari in vetrocemento. Gli stessi divani in composizione lineare non sono altro che lunghe panche in cemento sormontate da cuscini in pelle.

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Spettacolare esempio di architettura organica, l’abitazione di Treehorn è la Sheats – Goldstein House sita a Beverly Crest, Los Angeles, e progettata tra il 1961 e il 1963 da John Lautner su richiesta dei coniugi Sheats: un’artista e un professore universitario. La residenza rappresenta una sintesi esemplare del modus operandi di Lautner; è un’idea, una suggestione che, appurati limiti e virtù del sito costruttivo prescelto, viene poi meticolosamente trasformata in struttura. È un progetto che si sviluppa dall’interno verso l’esterno, una scenografica grotta scavata nella pietra arenaria delle colline circostanti e concepita come naturale propaggine dell’ambiente in cui prorompe.

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Per edificarla, Lautner impiega i materiali di riferimento del modernismo: oltre al già citato cemento, anche legno, acciaio e naturalmente vetro, il cui uso massiccio elimina di fatto qualsiasi frattura visiva fra interni ed esterni. Di questa costruzione senza (pare) un unico angolo retto – composta da cinque camere da letto e quattro bagni e pianificata in modo da sfruttare un sistema di ventilazione incrociata che permettesse di rinunciare all’aria condizionata – Lautner è talmente innamorato da decidere di disegnare ogni cosa, ogni elemento: finestre, soluzioni d’illuminazione, tappeti, mobili, arredi, oggetti. Tutto messo su carta e poi tridimensionalizzato in modo che l’estetica non eccedesse mai la funzione, e che quest’ultima non dimenticasse mai di essere informata di bellezza.

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James Goldstein

A preservare questa magnificenza architettonica provvede da anni un personaggio misterioso e (consapevolmente?) bizzarro, che potrebbe essere uno dei personaggi del film sacrificati dai Coen al montaggio. Si chiama James Goldstein e acquista la proprietà – nel frattempo passata di mano altre due volte – nel 1972, in pessime condizioni, per poco più di 180.000 dollari (si stima che oggi valga 40 milioni). Goldstein è un milionario di cui si sa pochissimo; per esempio si ignora l’origine della sua fortuna, mentre la pagina Wikipedia a lui dedicata si apre con questa informazione: “è un uomo d’affari americano che assiste a un gran numero di partite della NBA”. Architetto autodidatta, l’uomo si mette subito in testa di riportare l’abitazione agli antichi fasti. Per farlo, assolda prima lo stesso Lautner, al cui fianco lavora per un ventennio per poi continuare l’opera, alla dipartita del grande architetto, con l’assistente del Maestro, Duncan Nicholson.

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Cappello da cow boy e vestiti in pelle come lo Straniero interpretato da Sam Elliott che narra le vicende del Drugo, Goldstein ha dichiarato che il suo obiettivo “è rifare la villa esattamente come l’avrebbe voluta John ma introducendovi una tecnologia che 30 anni fa non esisteva”. Nel 2016 l’uomo dona la proprietà al LACMA (Los Angeles County Museum of Art) e ne spiega i motivi in un’intervista rilasciata di recente ad AD: “L’ho ceduta con tutto ciò che contiene: la mia collezione di abiti e opere, lo Skyspace di James Turrell (un’installazione artistica collocata su un pendio sotto la residenza, nda), la mia Rolls-Royce del 1961 e anche 17 milioni di dollari: credo che siano sufficienti a conservarla nel migliore dei modi. Poi la casa vivrà come museo e ospiterà eventi. Spero di dare alla gente la cognizione di cosa sia la buona architettura”. A rileggerle così, sembrano le parole del Drugo che è finalmente riuscito a mettere le mani sul milione di dollari. E che si sia incaponito nell’ennesimo atto gratuito da cui non avrà nulla da guadagnare ma solo qualcosa da tramandare: l’amore disinteressato per la pura bellezza.

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Autore

Andrea Pirruccio

Si laurea in Storia e Critica del Cinema a Torino. Da oltre 20 anni fa parte della redazione della rivista Interni e dal 2022 collabora al dizionario Il Mereghetti. Da quanto ricorda, frequenta le sale da sempre, ma fa risalire il proprio imprinting cinematografico a un pomeriggio domenicale di tanti anni fa, quando i suoi genitori pensarono bene di portarlo a vedere 1997: Fuga da New York e, quando si accorsero che il film era stato sostituito da Pierino medico della SAUB, decisero di entrare lo stesso.

Il film

locandina Il grande Lebowski

Il grande Lebowski

Commedia - USA 1998 - durata 117’

Titolo originale: The Big Lebowski

Regia: Joel Coen

Con Jeff Bridges, John Goodman, Julianne Moore, Steve Buscemi, Philip Seymour Hoffman, David Huddleston

Al cinema: Uscita in Italia il 05/11/2023

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