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Serial Killer cinematografico (2)...quella brava persona di Hannibal
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Hannibal Lecter, psichiatra e criminilogo.

Personaggio completamente inventato dalla mente dello scrittore Thomas Harris, reso famosissimo da Antony Hopkins ne “Il silenzio degli innocenti” (USA, 1991) e successivamente ripreso in altri buoni film come “Hannibal”(2001), “Red Dragon” (2002).

 

Ma è il personaggio che si rivela nel primo film ad affascinarmi più che mai: pulito, ordinato, già in prigione e condannato, temuto, gentile, amante della buona cucina e lui stesso cuoco delle proprie vittime (ovviamente), colto e soprattutto educato e sensibile alle buone maniere (“La scortesia per me è una deformità inconcepibile”). Questo ultimo aspetto è la cosa che più mi piace, e che me lo rende davvero simpatico.

 

L'intrigo del film è notissimo: Hannibal the cannibal (questo il sopranome che viene attribuito al dottor Lecter) viene interpellato per poter costruire il profilo criminale di un serial killer che da qualche tempo sta catturando e uccidendo donne e giovani ragazze robuste. Il serial Killer in questione viene chiamato “Buffalo Bill” per via che scuoia i corpi delle vittime.

 

Il personaggio di Buffalo Bill fa decisamente riferimento alla figura di Ed Gein: abitudini, casa, atmosfera...tutto è nell'ottica del classico Serial Killer. Invece Hannibal Lecter esula da certi stereotipi, ribalta completamente la visione del pazzo sanguinario, del deviato, del non inserito.

Hannibal vive in una cella, in isolamento, ma sembra più una camera d'albergo a 5 stelle, con tanto di quadri ai muri, libri, poltrona. Tutto in ordine, anche la vetrata che separa la giovane recluta dell'Fbi, Clarice Starling da lui, è lindo e senza tracce. Hannibal veste di bianco, come un medico, pettinato e profumato, sente lui stesso i profumi di chi gli sta accanto, ricavandone preziose informazioni sul carattere e la personalità.

 

L'empatia che nasce tra Hannibal e Clarice è un legame, fatto di piccole cose, nate da subito, da un'intesa profonda costruita dai toni di voce, dal profumo del corpo di lei, dalla postura, dall'educazione e da un leggero tocco che i due riescono a scambiarsi. La storia che mi interessa è tutta qui, nella scena del primo incontro tra Hannibal e Clarice: cosa fa scattare tra i due questo strano legame? Cosa li fa fidare l'una dell'altro?

Il dottor Lecter chiede a Clarice di raccontarsi, e lei lo fa, senza filtri, senza maschere, si svela, e lui apprezza questo come segno di buona educazione, e la premia confidandogli informazioni per la cattura di “Buffalo Bill”, permettendole così di crescere e di fare carriera, ma soprattutto di prendere fiducia in sè.

 

Ancora nel film vengono comunque rispettate certe regole del racconto del terrore: il viaggio che Clarice fa nel corridoio del carcere prima di arrivare alla cella del dottor Lecter, la scoperta della cella-castello piena di cose curiose e non pericolose, anzi affascinanti e stimolanti, la rivelazione della mostruosità del dottore nella scena del pasto dei secondini, il pasto del dottore, e infine la fuga.

 

In effetti le due storie tra Hannibal e Buffalo Bill, sono contrastanti e mettono ancora più in luce la figura di Lecter, che davvero la fà da principe del male: ipnotizza, influenza, affascina come una sorta di vampiro, di Nosferatu, sceglie le sue prede e con Clarice la sua “sposa” e alleata.

Tengo per Hannibal, ovviamente, tengo per lui e per la sua buona educazione, per il suo fare da gentiluomo, per come ha scelto la sua Clarice, per come è riuscito a darle fiducia, per come è riuscito a conquistare la sua stima, per come è riuscito a fare in modo che lei credesse completamente in lui, senza alcun dubbio...senza esitazioni. E' la storia di una bella e stimolante amicizia, e l'ultima telefonata che Hannibal fa a Clarice è uno dei momenti più commuoventi

Clarice: Dove si trova,dottor Lecter?
Hannibal: Non ho intenzione di farti visita Clarice, il mondo è più bello se ci sei tu!

 

lasciandola poi al telefono con la famosissima frase “Devo lasciarti ora, ho un amico per cena. “, e Clarice che incredula continua a chiamarlo per nome, senza avere mai più risposta.

 

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