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ABSOLUTE BEGINNERS – Le nuove serie di ottobre (parte 3)
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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Goliath

Diffusa il 14 ottobre su Amazon Prime Video, Goliath è stata acquistata direttamente come serie, senza sottoporre il pilot agli abbonati. Del resto il cast basta da solo a giustificare l’acquisto: Billy Bob Thornton, William Hurt, Maria Bello e Molly Parker (Deadwood e House of Cards), riuniti per un legal drama firmato da quello che è forse il massimo specialista del genere, ossia David E. Kelley. Era dalla fine di Boston Legal che non riusciva a trovare un progetto efficace, ma lasciando i network sembra essersi ben ripreso, anche per aver ricominciato a collaborare con Jonathan Shapiro, suo sodale già ai tempi di The Practice. Goliath racconta di un avvocato caduto in disgrazia che sfida una grande compagnia e lo studio che ha contribuito a creare, come Davide contro Golia. Niente di nuovo e non manca qualche colpo di scena eccessivo né qualche scorciatoia improbabile, ma nel complesso si tratta di un prodotto solido, un po’ come Bosch sempre su Amazon.

Glitch

Disponibile dal 15 ottobre su Netflix, la serie Australiana di Louise Fox e Tony Ayres è stata trasmessa su in patria su ABC dal luglio 2015 e ha avuto la sua anteprima italiana al RomaFictionFest 2015 lo scorso novembre. Solo in queste settimane però, con l’acquisto da parte di Netflix per la distribuzione internazionale, è stata confermata una seconda stagione. Glitch è una sorta di Les Revenants in versione down-under, ma non è per nulla un remake: le regole soprannaturali per i morti tornati in vita sono diverse, come è diverso il tono del racconto, meno misterioso e più interessato a indagare il passato stesso dell’Australia. Tra i protagonisti infatti c’è il sindaco fondatore della cittadina dov’è ambientata la vicenda e si trova a fare amicizia con un giovane di origini aborigene, che ai suoi tempi avrebbe considerato in tutt’altro modo. Ben diretta e recitata, ricca di misteri che si infittiscono nelle puntate successive, Glitch racconta anche una storia d’amore impossibile e straziante.

Eyewitness

Iniziata il 16 ottobre su USA Network, Eyewitness continua sul solco di Mr. Robot e cerca di mostrare la raggiunta maturità del canale. Si tratta del remake della serie norvegese Øyevitne, a opera di Adi Hasak, sceneggiatore di cinema e Tv (è l’autore di Shades of Blue) che dice di aver semplificato un po’ l’intreccio per la versione americana ma di essere rimasto fedelissimo al fulcro della storia, ovvero la difficile storia d’amore gay tra due ragazzi in una piccola cittadina. Sono loro i testimoni del titolo, che assistono all’esecuzioni di alcuni criminali – tra cui però anche un agente infiltrato dell’FBI – da parte di un uomo, che quasi uccide anche loro ma da cui riescono a fuggire. A rendere la tensione sentimentale tra i ragazzi, dirige Catherine Hardwicke, già esperta di adolescenti così come di luci grigie e foreste per Thirteen e Twilight. Nel cast, oltre ai due ragazzi interpretati da James Paxton e Tyler Young, spicca Julianne Nicholson (Boardwalk Empire, Masters of Sex, The Red Road) nel ruolo della poliziotta. Eyewitness riesce a raccontare l’atmosfera della “smalltown America” forse meglio di quanto racconti il thriller che ne fa da ossatura, in ogni caso sembra una serie che non teme di prendersi i suoi tempi e che ama i propri personaggi: un altro passo avanti per USA Network.

Travelers

Partita il 17 ottobre sulla canadese Showcase, Travelers segna il ritorno in Tv di Brad Wright, autore della lunga saga televisiva di Stargate e dei suoi spin-off. Alla regia del pilot l’inglese Nick Hurran, solido professionista passato per Doctor Who, Fortitude e Sherlock, mentre nel cast il volto relativamente più famoso è Eric McCormack, già protagonista di Perception. Travelers racconta di alcune persone che muoiono e sembrano istantaneamente risorgere con nuove abilità, ma pure con nuovi tratti di personalità. Il mistero si scioglie presto: sono viaggiatori del tempo e dal futuro possiedono il corpo di qualcuno che è morto. Dicono di voler agire per salvare l’umanità e che molti altri come loro sono già qui, tra noi, ma per ora è difficile giudicare le loro intenzioni. Serie fantascientifica ma non troppo, Travelers sembra più riuscita delle produzioni di SyFy (poco ci vuole) e in generale non sfigura nel confronto con le serie dei network americani. Non male, per chi apprezza questo tipo di prodotto.

I Medici

Andata in onda con grande successo il 18 su Rai1 in prima mondiale, I Medici è l’ambiziosa produzione internazionale della Lux che questa volta ha azzardato un cast davvero di richiamo con Dustin Hoffman e Richard Madden. Recitata in inglese, vanta nel cast anche alcuni attori italiani, come la bella Miriam Leone, il buon Guido Caprino e il sempre pessimo Alessandro Preziosi. La regia dell’intera prima stagione è affidata a Sergio Mimica-Gezzan che si era cimentato in una simile impresa con I Pilastri della Terra, mentre gli showrunner sono Frank Spotnitz – che non sceneggierà la seconda stagione di The Man in the High Castle ma continuerà a scrivere per I Medici – e Nicholas Meyer. Per essere una fiction di Rai1 I Medici (qui la nostra scheda sulla serie) è senz’altro un prodotto lussuoso, ma il desiderio di essere generalisti si fa sentire nell’eccesso di primi piani, nel look generalmente un po’ troppo patinato e soprattutto nell’uso della musica, davvero insistente nel sottolineare quasi ogni cosa.

Crazyhead

Torna Howard Overman, l’autore di Misfits, questa volta alle prese non più con i superpoteri bensì con i demoni, ma la prospettiva è sempre quella di giovani sboccati, vagamente schizzati e determinatissimi a non farsi pestare i piedi. Crazyhead è iniziata sull’inglese E4 il 19 ottobre ed è già stata comprata da Netflix, per la diffusione internazionale dopo l’emissione britannica. La protagonista è Cara Theobold passata da Downton Abbey a compiere esorcismi con tanto di pissing, mentre Luke Allen-Gale (Dominion) interpreta una sorta di demone buono e Tony Curran (Defiance) sembra essere a capo delle schiere dei diavoli. Folle e sopra le righe, la serie è carica di energia e humour, buona per visioni disimpegnate.

HIM

Sceneggiata da Paula Milne, apprezzata recentemente per White Heat e The Politician’s Husband, Him è una miniserie in tre parti realizzata per ITV, che la trasmette dal 19 ottobre. Protagonista un ragazzo dotato di poteri ESP piuttosto minacciosi, che ne fanno una persona poco socievole e carica di rabbia per il divorzio dei suoi genitori (cosa che oggigiorno sembra francamente eccessiva, non fosse per la sua ipersensibilità). Lo interpreta Fionn Whitehead, tra i protagonisti del prossimo film di Christopher Nolan Dunkirk. Him è narrato dalla sorellastra e girato davvero con molta cura, diverse inquadrature a piombo e numerose sequenze che fanno a meno delle parole (il che è un bene perché i dialoghi sono il punto debole della serie). Il regista Andy De Emmony non manca poi di ricorrere al volo di stormi di uccelli che disegnano figure nel cielo, ossia il più classico dei presagi. Anche la scena finale, in cui i poteri sono usati in modo più spettacolare, è efficace e suggestiva, un discreto biglietto da visita per le due restanti puntate. (il trailer della serie non è disponibile)

Chance

Chance si candida fortemente a essere la miglior serie di Hulu. Ideata sulla base di un suo romanzo omonimo da Kem Nunn, già coinvolto anni fa nell’incompresa John From Cincinnati, la serie lo vede affiancato alla showrunner Alexandra Cunningham (Aquarius) ed è stata acquistata da Hulu direttamente per due stagioni, per un totale di 20 episodi, di cui i primi due diffusi il 19 ottobre. Chance ha per protagonista Hugh Laurie nei panni di un neuropsichiatra che sta attraversando un divorzio, economicamente piuttosto pesante, e che viene avvicinato da una donna schizofrenica vittima di un marito violento. Il dottor Chance ne è affascinato ma teme anche che lei lo stia raggirando come una femme fatale, inoltre fa amicizia con un altro soggetto inquietante, D., un massiccio ex militare con la passione per la violenza. La donna è interpretata da Gretchen Mol (Boardwalk Empire) mentre D. è incarnato Ethan Suplee (My Name Is Earl). I primi due episodi sono diretti da Lenny Abrahamson, recentemente candidato all’Oscar per Room, e, anche grazie alle musiche di Will Bates, rendono molto bene la crescente paranoia del Dr. Chance, così come una improvvisa esplosioni di violenza. Un inizio davvero efficace.

The Young Pope

I primi due episodi dell’attesa serie di Paolo Sorrentino per Sky (e pure per Canal+ e HBO) sono stati presentati alla scorsa Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e la loro messa in onda arriva il 21 ottobre (qui la nostra scheda sulla serie). Si tratta naturalmente di una produzione di qualità ed estremamente personale, destinata a entusiasmare i fan del regista napoletano e probabilmente a scontentare o per lo meno a lasciare perplessi i suoi detrattori. La prima puntata in particolare si apre con una notevole sequenza onirica, ma poi è autoindulgente e gira un po’ a vuoto. Meglio il secondo episodio, sicuramente più appassionante e anche più ironico, grazie anche al personaggio di Cécile De France e al tema del marketing papale. Emergono però già alcuni problemi di scrittura e su tutti questo: se si deve accettare l’assunto dell’improbabile elezione di un giovane Papa americano e se si accetta anche che sia stata una manovra del cardinale Voiello, come viene più volte detto, risulta però del tutto assurdo che Voiello non solo non riesca a controllare minimamente l’uomo che ha fatto eleggere, ma che addirittura richieda indagini come se non sapesse quasi niente di lui. A quel punto la sua immagine di eminenza grigia e intelligenza oscura dietro l’elezione frana miseramente e con essa anche la sospensione d’incredulità subisce un duro colpo. Di altri dettagli preferiamo non parlare in questa sede per non svelare troppo, naturalmente torneremo su The Young Pope al termine della messa in onda.

 

Qui gli altri articoli dell'osservatorio sulle nuove serie Absolute Beginners
(che fa parte della rubrica CoseSerie)

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