Matthew Broderick (1962): Faccia da perfetto bravo ragazzo che gli regalò sul finire degli anni '80 una serie di ruoli da protagonista, o comunque importanti, in produzioni di successo quali: “Ladyhawke”, “Una pazza giornata di vacanza”, “Il boss e la matricola” con Marlon Brando, “Glory” o “Sono affari di famiglia” con Dustin Hoffmann e Sean Connery. Da lì in poi, e siamo nel 1989 quando il Nostro ha cioè solo 27 anni, è stata discesa libera con ruoli microscopici in produzioni importanti o ruoli importanti in film di terza schiera. Avvistato (da me) per l'ultima volta in una particina nel pessimo “Capodanno a New York” (2011).

Geena Davis (1956): In assoluto il primo nome che mi viene alla mente quando si parla di 'rosse' è il suo. Questioni anagrafiche suppongo. Anche per lei una serie di precoci successi negli anni '80: “La mosca”, “Beetljuice” e “Turista per caso”, film questo che le valse l'Oscar come miglior attrice non protagonista. E poi il mitico “Thelma & Louise” di Ridley Scott. Siamo nel 1991, la Davis ha 35 anni (molto ben portati...) e per quest'interpretazione ottiene la nomination all'Oscar come migliore attrice protagonista. Segue nel 1992 “Eroe per caso” con Dustin Hoffmann e Andy Garcia. Poi inspiegabilmente il nulla più totale, con appena una manciata di titoli irrilevanti in venticinque anni.

Bridget Fonda (1964): Figlia di Peter e nipote del grande Harry, il suo destino non poteva non andare a intrecciarsi precocemente con quello di Hollywood. Nel 1990 ottiene una parte ne “Il padrino parte III” a cui fanno seguito “Singles” di Cameron Crowe e soprattutto il ruolo da protagonista in “Nome in codice: Nina”, remake (alquanto bolso, a dirla tutta) del “Nikita” di Luc Besson. Quindi arriveranno “Piccolo Buddha”, “Morti di salute”, “City Hall”, “Jackie Brown” e “Soldi sporchi”. Insomma, un decennio dei '90 di tutto rispetto per lei. Nel suo caso il conseguente improvviso allontanamento dai riflettori è stato però volontario: nel 2003 sposa infatti il compositore Danny Elfman e alla nascita del figlio decide, a soli 40 anni, di ritirarsi a vita privata.

Whoopi Goldberg (1955): Fattasi notare nel 1985 ne “Il colore viola” di Spielberg, è nel 1990 che arriva ad acquisire lo status di superstar grazie alla sua interpretazione nel film “Ghost” che le vale una fiumara di premi, ivi incluso l'Oscar come miglior attrice non protagonista. Seguono altri successi quali “Sister Act”, “Made in America” e “Sister Act 2”, anno 1993. I restanti 35 anni sono stati, stando al sito IMDB, piuttosto intensi, con parecchie decine di film interpretati, ma francamente l'unico titolo che sono riuscito a riconoscere è stato “Ragazze interrotte” del '99. Gli altri sono evidentemente quella serie B e/o serie C a cui Whoopi non sembrava affatto destinata in quel lontano 1990.

Steve Guttenberg (1958): Negli anni '80 era il simpatico e piacente marpione per antonomasia. Inizia giovanissimo e già negli anni '70 partecipa, seppur in ruoli marginali, a produzioni quali “Rollercoaster” e “I ragazzi venuti dal Brasile”. Il successo arriva nel 1982 con “A cena con gli amici”, ma sarà “Scuola di polizia”, anno 1984, il vero e definitivo trampolino verso i quartieri alti del cinema leggero a stelle e strisce. Seguiranno, oltre a svariati sequel del sopracitato film, “Cocoon”, “Corto circuito”, il thriller “La finestra della camera da letto”, “Tre scapoli e un bebè”, “High Spirits” e “Tre scapoli e una bimba”. Siamo solo al 1990 e il trentaduenne attore newyorkese vanta un CV da far invidia a colleghi ben più stagionati. Da lì in poi solo titoli sconosciuti ai più. Incluso me.

Val Kilmer (1959): Inizia come attore di commedie in film come “Top Secret!” (1984), ma sarà il cinema di genere a regalargli la fama. Titoli come “Top Gun”, “Willow”, “Una vita al massimo”, “Batman Forever” e soprattutto il gioiellino “Heat” di Michael Mann, anno 1995. Seguirà nel 1997 il ruolo da protagonista nella versione per il grande schermo de “Il Santo”, un film ricevuto molto male dalla critica. E qui si conclude la parabola ascendente del Nostro: ha 38 anni. I vent'anni seguenti lo hanno visto prender parte a moltissimi film, ma sempre in ruoli da comprimario, in talune occasioni davvero messo lì (per due minuti) solo per sfruttarne la notorietà il nome. Fa peraltro una certa tristezza vederlo ingrassato in stile Bisteccone Galeazzi.

Rob Lowe (1964): Dell'intera playlist, Lowe detiene probabilmente il record di distruzione più rapida di fama. L'attore infatti salì alla ribalta giovanissimo grazie a film quali “I ragazzi della 56a strada” di Coppola, “St. Elmo's Fire”, “A proposito della notte scorsa” e “Square Dance” (nomination al Golden Globe). Verrebbe da pensare: se hai 23 anni e Hollywood è ai tuoi piedi nulla potrà andare storto. Giusto? Sbagliato. Nel 1988, in piena campagna elettorale nella quale stava attivamente sostenendo il candidato democratico Michael Dukakis, appare un video 'hot' nel quale l'attore fa sesso con due donne, una delle quali peraltro minorenne. E resta questo uno dei primissimi casi di Celebrity Sex Tape della storia. Per la carriera di Lowe però ben poco da salvare. Non nella Hollywood che conta, quanto meno.

Andie MacDowell (1958): Se non la conoscete come attrice di cinema non potete comunque non conoscerla come testimonial de L'Oreal, casa per la quale ha fatto da modella per oltre trent'anni. La carriera cinematografica inizia nel 1984 con “Greystoke”, ma è nel 1989 con “Sesso, bugie e videotapes” che ottiene fama e (prima) nomination al Golden Globe. Seguono “Green Card” con Depardieu, “America oggi” di Altman,“Ricomincio da capo” e la fortunata trasferta britannica per “Quattro matrimoni e un funerale”. È il 1994, la MacDowell ha 36 anni e il cambio di marea è appena dietro l'angolo per lei. Arriva infatti “Bad Girls”, sfortunato western al femminile che ben poca fortuna porterà a 3 delle 4 protagoniste, e da lì in poi sarà anche per lei discesa libera.

Kelly McGillis (1957): Decisamente drammatica è invece la storia di Kelly McGillis, attrice i cui maggiori successi “Witness”, “Top Gun” e l'ormai semi-dimenticato “Made in Heaven” arrivarono proprio a inizio carriera. Drammatica perché quando nel 1988 fù chiamata ad interpretare il ruolo del pubblico ministero in “Sotto accusa”, storia di una donna violentata che cerca giustizia, rese pubblica la storia di un vero stupro: il suo, subito quando aveva 23 anni. Da allora, pochi i titoli interpretati negli anni '90, pochissimi quelli che l'hanno vista partecipe nel secolo XXI.

Demi Moore (1962): Sex-Symbol per eccellenza degli anni '90 ed ex moglie di Bruce Willis, Demi Moore è forse la vittima più nota del 'millenium bug'. Parliamo di una stella di primissima grandezza che dopo il successo raggiunto con “Ghost” nel 1990 si guadagnò dalle parti di Hollywood il poco affettuoso nomignolo Gimme Moore, mix di parole tra l'espressione gimme more (dammi di più) e il suo cognome, a causa delle stravaganti richieste di cachet. In “Streaptease”, ad esempio, ottenne il compenso record (per l'epoca, quanto meno) di 12 milioni di dollari! Nella seconda parte di carriera è vero che non è del tutto scomparsa come i suoi compagni di playlist, è andata però collezionando talmente tante nomination ai Raspberry Awards che forse un pensierino al pensionamento avrebbe dovuto farlo. Sterminata la lista di (ex) mariti e fidanzati.

Eddie Murphy (1961): OK direte voi, ora stai alzando il tiro. Ed effettivamente parliamo qui di uno dei re assoluti della Hollywood di quel periodo. A partire dal brillante “48 ore” di Walter Hill (1982) in poi, praticamente ogni film interpretato da Eddie Murphy fino a metà anni '90 è stato un successo di botteghino e -occasionalmente- di critica. Ricordiamo “Beverly Hills Cop”, “Una poltrona per due”, “Il principe cerca moglie” e altri titoli meno noti dalle nostre parti che ottennero comunque successo nel mercato USA. Nel 1996 esce “The Nutty Professor”, quindi “Il dottor Dolittle” (1 e 2), quindi “Bowfinger”, quindi “Le spie”. Insomma, passi falsi in serie che hanno condannato il Re Mida nero alla serie B hollywoodiana. Visto di recente (e con piacere) nel buon “Tower Heist” (2011).

Chris O'Donnell (1970): Come insegna la saggezza popolare pugliese: chi part' a rezz finisce a chezz! Ecco, non mi viene in mente epitaffio migliore per la carriera di Chris O'Donnell, attore che nei primi anni '90 rappresentava in pratica la prima scelta hollywoodiana per ruoli da giovane di bell'aspetto (della serie: OK prendiamo Brad Pitt perché non possiamo permetterci O'Donnell). Si fa notare con “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno” (1991), diventa superstar grazie a “Scent of a Woman”, remake del 1992 del film di Dino Risi, al lato di Al Pacino. Arrivano quindi “I tre moschettieri” e “Una folle stagione d'amore”, prima di essere scelto come scudiero di Batman negli infelici “Batman Forever” e “Batman e Robin”. Aveva appena 27 anni. A partire da quel momento solo una manciata di titoli minori e qualche serie tv.

Meg Ryan (1961): Altra diva di primissima grandezza del periodo in questione, Meg Ryan impersonava alla perfezione la bellezza acqua e sapone, la ragazza della porta accanto, insomma. Anche per lei tutto inizia con “Top Gun”, quindi “Salto nel buio”, “D.O.A.” e il vero grimaldello apri-porte-di-hollywood: “Harry ti presento Sally” (1989). La Ryan ha 28 anni e nei dieci anni seguenti riuscirà in pratica a trasformare in oro qualunque film a cui prenderà parte: “Insonnia d'amore”, “Amarsi”, “French Kiss”, “City of Angels”, “C'è posta per te”. Tutte opere che, detto in tutta franchezza, sarebbero passate inosservate se non fosse stato per la sua evidentemente magnetica presenza. Dal 2000 in poi anche per lei la marea è però cambiata, e di occasioni ne ha avute sempre meno.

Campbell Scott (1961): Fra tutti i nomi presenti in questa lista quello di Campbell Scott è quasi certamente il meno noto. Il suo momento d'oro arrivò intorno al 1990 e fu davvero fuggente. Messosi in evidenza ne “Il te nel deserto” di Bertolucci, interpreta poi “Scelta d'amore” (1991) con l'altro nome 'hot' del momento Julia Roberts, e il già citato “Singles” (1992), quindi il thriller “The Innocent” al fianco di Anthony Hopkins e Isabella Rossellini, flop leggendario con appena 500.000 dollari incassati. Scott ha appena 32 anni, e per incredibile per ciò possa apparire, il meglio della carriera è già alle spalle. Il quarto di secolo seguente l'ha poi visto prender parte a innumerevoli produzioni di vario livello, nonché a diverse serie tv, ma son certo che quella Champions League del cinema toccata brevemente con mano in giovinezza ancora popola i suoi sogni/incubi.

Ally Sheedy (1962): Altra perfetta ragazza della porta accanto che conobbe un successo piuttosto precoce per poi altrettanto precocemente sparire dalla circolazione. “Wargames”, “St. Elmo's Fire”, il mini-cult “Breakfast Club” e “Corto circuito” sono i titoli che la diedero a conoscere giovanissima al grande pubblico. Ma prima dei 30 arrivarono anche “Il matrimonio di Betsy” e “Cara mamma mi sposo” a fianco del compianto John Candy. Da qui in poi il buio, nel vero senso della parola nel suo caso, perché gli anni '90 la videro costretta a vari ricoveri in clinica a causa di abuso di farmaci che ne segnarono definitivamente il futuro. In anni più recenti ha avuto qualche piccolissima parte al cinema, ma è stata molto più attiva nel teatro.

Charlie Sheen (1965): Altro figlio d'arte e altro personaggio 'maledetto'. “Alba rossa” di Milius, “Platoon” e “Wall Street” di Oliver Stone, “Una pazza giornata di vacanza” di John Hughes, il western “Young Guns” e “La recluta” di Clint Eastwood. Questo l'invidiabile CV che Sheen jr. s'era costruito prima di compiere i 25 anni! Ma evidentemente se sei nato (o cresciuto) con un demone nello stomaco, questo prima o poi verrà fuori, e nel suo caso tale demone è venuto fuori a ondate per la gioia degli avidi lettori di gossip. Problemi di alcol, una pletora di mogli e fidanzate con relazioni spesso conclusesi in tribunale con accusa di violenza domestica, minacce di morte e infine la terribile diagnosi della positività al test dell'HIV. Parcheggiato prestissimo da Hollywood nella corsia d'emergenza, si era in qualche modo rifatto grazie alla serie tv “Due uomini e mezzo”, dove i produttori ne hanno sopportato capricci e umori cangianti fino al 2011 quando anch'essi lo hanno scaricato.

Christian Slater (1969): Altro talento esploso giovanissimo grazie a “Il nome della rosa”. Aveva appena 16 anni e la sua eccellente interpretazione del novizio Adso gli fece piovere addosso onori da ogni dove. Seguono “Schegge di follia”, “Robin Hood” con Kevin Costner, “Una vita al massimo” e “Intervista col vampiro”. Anche lui come Sheen, a soli 24 anni è in possesso di un CV degno di un veterano. Il suo ultimo ruolo degno di nota in una grande produzione arriva nel 1996 in “Broken Arrow” di John Woo, ma da lì in poi iniziano i suoi problemi con la legge: guida in stato di ebbrezza, porto abusivo d'armi, violenza domestica, tentato stupro. E come tutti sappiamo Hollywood non è che ci metta poi molto a prendere le distanze da i propri membri che abbiano messo un piede in fallo, e infatti per Slater fù la (precoce) fine e negli ultimi anni è andato letteralmente raccattando copioni infimi quali -cito un film che ho visto- “Stranded” (2013).

Kiefer Sutherland (1966): Parabola molto simile a quella di Charlie Sheen, minus demone nello stomaco. Figlio di Donald Sutherland, sale alla ribalta giovanissimo grazie a “Storie incredibili” e al bellissimo “Stand by Me”. Arrivano quindi “Ragazzi perduti” e “Young Guns” 1 e 2 e l'interessantissimo thriller “Linea mortale” nel quale recitano altre giovani stelle del momento quali Julia Roberts e Kevin Bacon. Eppure, senza particolari, apparenti motivi, la sua stella inizia ad appagarsi molto prima del trentesimo compleanno, e i due decenni successivi lo vedono relegato dalle parti di Hollywood al ruolo di comprimario. Si pensi ad esempio al recente “Zoolander 2”. Se ha in qualche modo mantenuto un minimo di visibilità è solo grazie alla serie tv “24”.

Madeleine Stowe (1958): Sharon Stone e Demi Moore erano le sex symbol del momento, eppure il mio sogno di donna si chiamava Madaleine Stowe! Fattasi notare nel 1987 in “Sorveglianza... speciale” di John Badham, è con “Revenge” (1990) che entra di diritto nei piani più alti della mecca del cinema. Il film non era granché ma la sua interpretazione (e bellezza) non passarono inosservate. Doti presto confermate ne “L'ultimo dei Mohicani” di Michael Mann. Arrivano poi “America oggi” di Altman, il già menzionato western “Bad Girls” e “L'esercito delle 12 scimmie” con Bruce Willis. La Stowe ha 37 anni e Hollywood ai suoi piedi. Da lì in poi le sue apparizioni vanno però diradandosi, e nel 2003 opta per ritirarsi dalle scene per dedicarsi a tempo pieno alla famiglia.

Sean Young (1959): Se come me amate “Blade Runner”, il solo pronunciare il nome di Sean Young non può che farvi tornare alla mente il suo personaggio di Rachel. La Young ha in quel film appena 23 anni. Segue per lei un eccellente decennio degli '80 con opere quali “Dune”, “Senza via di scampo” e “Cocaina”. Proprio la sua partecipazione a quest'ultimo film segna un po' per lei il turning point e l'inizio dei problemi, con il co-protagonista James Woods che la denunciò per molestie. Segue un decennio dei '90 di alti (“Ace-Ventura” con Jim Carrey) e bassi (tanti), e un nuovo secolo dove gli alti sono invece del tutto scomparsi per lasciare campo ad alcolismo, a un lungo periodo di permanenza in un centro di riabilitazione e a qualche occasionale apparizione in serie tv.