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Spezziamo una lancia a favore di Wagner ( sulla testa di Von Trier? nooo, mai, la violenza ci ripugna)
di yume ultimo aggiornamento
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Spezziamo una lancia a favore di Wagner ( sulla testa di Von Trier? nooo, mai, la violenza ci ripugna)

Su Wagner bisogna andare con cautela e fare delle distinzioni.
Tento, nella mia scarsa e opinabilissima conoscenza della musica, di dire quel che ho capito.
Chi ne sa più di me si faccia avanti, l’ascolt… mmmm…leggerò con avidità.
 
C’è, innanzitutto, il problema del suo antisemitismo, cosa che ha spesso condizionato anche il giudizio sulla sua musica.
Bisogna distinguere, ma non sto dicendo una novità, vorrei solo che non si buttassero vasca e bambino (nè li si salvasse entrambi).
 
L’ultima frontiera del pensiero al riguardo che ho sotto mano è di Riccardo Pecci, nella bibliografia ragionata che chiude il libretto di sala dell’ultimo Parsifal alla Fenice, nel 2005, a cui ho assistito.
Pecci, dopo una lunga disamina delle varie scuole di pensiero, cita lo studio di Robert Katz che, prendendo le distanze da studiosi nettamente orientati alla condanna, ha però evitato le facili assoluzioni dei wagneriani accaniti.
L’antisemitismo di Wagner è qualcosa di molto complesso da spiegare, le sue reali intenzioni non liquidabili in poche parole, ci sono lunghi studi sulle sue ascendenze culturali e le sue convinzioni religiose cristiane (e dunque, non per questo inevitabili, ma tant’è, anti-giudaiche) sul martirio della croce che esige di essere “depurato”.
Comunque Wagner, afferma lo studioso, quali che fossero le sue reali convinzioni:
 
“... ha consegnato nelle mani di uomini senza scrupoli giocattoli estremamente pericolosi consentendo che ne facessero - già nel corso della sua vita - un uso potenzialmente letale. Non fece nulla, cioè, per cancellare il potenziale disastroso insito nel lavoro della sua vita.”
 
Questo, dunque, per quanto riguarda l’uomo e la sua famosa macchia ideologica.
Uomo che,certo, non si può scindere del tutto dall’artista, ma il discorso sulla musica deve essere necessariamente autonomo, altrimenti ritorniamo alla vecchia confusione fra arte e morale.
_______________________________________
 
Sulla sua musica, per quel po’ che posso permettermi di scrivere io, credo sia utile ricordare quel che disse Baudelaire dopo i concerti wagneriani a Parigi nel ’60 e l’ascolto del Tannhauser nel ’61, seguito di lì a poco dal Lohengrin, precorrendo di decenni l’orientamento della cultura europea:
 
Tumultuoso canto della carne… sensazione dello spazio dilatato fino agli estremi confini che l’immaginazione può concepire”.
 
Per Baudelaire la musica di Wagner era:
 
l’arte dell’eccesso mistico e dell’abisso, dell’ascesa e della profondità infernale, un’arte che assumeva in sé il dolore dell’esistenza per indicare una via di redenzione, un’ascesi attraverso l’arte nel mondo dell’arte
 
Wagner fu scelto dai simbolisti fin de siècle come musicista di elezione, perché sentito vicino alla loro concezione delle arti come fusione nella misteriosa complessità dell’esistere, mentre intanto Freud svelava la sua visione del mondo nello stesso giro di anni, in perfetta sintonia con il nuovo orientarsi del fronte delle arti, nessuna esclusa.
Da lì a Joyce, Proust e Svevo il passo sarebbe stato breve. Ancora più breve quello verso la musica di Malher e i successivi sviluppi della musica del ‘900.
Le nuove generazioni dei decenni a cavallo fra i due secoli sentirono fortemente quello che Freud chiamò “disagio della civiltà”, arrivando fino a definirsi inattuali.
Nietzsche aveva fatto la sua parte con la condanna dello scientismo e la conseguente liberazione degli istinti in nome dell’’individualismo.
La crisi della ragione scientifica portò all’esaltazione di facoltà dello spirito diverse e fino ad allora inesplorate.
Baudelaire compone Les fleurs du mal nel 1857. Verlaine è in prigione nel ’74 quando scrive, traendo dalle suggestioni baudelairiane, la sua Art poètique in cui auspica metri “più vaghi e più solubili nell’aria”.
Vibrazioni misteriche e scandagli nell’irrazionale si avvertono dappertutto, è “l’Empire à la fin de la décadence”
 
Fatto unico, mai verificato fino ad allora (dalla Camerata dei Bardi a tutta la produzione romantica mai la musica aveva avuto il primato rispetto a letteratura e arti visive) la musica divenne il fulcro, dominò l’estetica e la sensibilità dei decadenti, e fu quella di Wagner.
 
Una porta si era chiusa sul passato e sul modo di concepire la forma musicale fino ad allora.
Il teatro di Bayreuth, con il suo golfo mistico, fu la grande realizzazione architettonica del suo principio musicale, lo spazio che diventava componente fondamentale di una costruzione musicale, il tempio in cui si celebrava il rito.

E, per quanto assistere direttamente sul posto debba essere un’esperienza insostituibile, anche in altri teatri d’opera quella musica riesce a proporre lo stesso effetto per cui il “megalomane “ Wagner volle un teatro tutto suo.
L’onda che sale dalla buca dell’orchestra è una massa di note che si sprigiona come la corolla di un fiore e sale, sale verso l’alto, e avvolge tutto.
Un’ esperienza unica.
 
Le radici del pensiero musicale wagneriano affondano nel mito germanico e i rami si protendono verso il futuro.
Naturalmente tutta la storia precedente ha lasciato segni, Bach, Mozart e Beethoven non sono esistiti invano, ma nella seconda metà dell’ ‘800 tutti i linguaggi dell’arte vissero una grande rivoluzione.
Wagner la fece in musica.
________________________________
 
Sull’impiego della musica di Wagner al cinema consiglio l’ampio repertorio citato da Maurizio Porro in:
http://archiviostorico.corriere.it/1994/dicembre/07/profeta_colonne_sonore_co_0_94120710819.shtml
 
Se altri vorranno contribuire o confutare (amabilmente) quanto detto, ben vengano.
Io citerò il film che preferisco, capolavoro che reca un autentico omaggio ad un capolavoro.

Playlist film

Nosferatu, il principe della notte

  • Horror
  • Germania, Francia
  • durata 107'

Titolo originale Nosfertau, Phantom der Nacht

Regia di Werner Herzog

Con Klaus Kinski, Isabelle Adjani, Bruno Ganz, Jacques Dufilho

Nosferatu, il principe della notte

In streaming su Amazon Prime Video

vedi tutti

L’apertura di Das Rheingold (L’Oro del Reno) segue la salita di Harker (Bruno Ganz) al castello del vampiro. Brivido potente di un lentissimo crescendo orchestrale che guida l’eroe verso le tenebre.
 


 
 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Nosferatu, il principe della notte

  • Horror
  • Germania, Francia
  • durata 107'

Titolo originale Nosfertau, Phantom der Nacht

Regia di Werner Herzog

Con Klaus Kinski, Isabelle Adjani, Bruno Ganz, Jacques Dufilho

Nosferatu, il principe della notte

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Musica che moltiplica i nessi emotivi/narrativi, quando parole e immagini non bastano più, e il significato di una storia si condensa nel tema sonoro, che le assegna ritmo, misura, cadenze.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Nosferatu, il principe della notte

  • Horror
  • Germania, Francia
  • durata 107'

Titolo originale Nosfertau, Phantom der Nacht

Regia di Werner Herzog

Con Klaus Kinski, Isabelle Adjani, Bruno Ganz, Jacques Dufilho

Nosferatu, il principe della notte

In streaming su Amazon Prime Video

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Musica come moto emozionale assoluto, linguaggio dell’indicibile e sconfinata capacità di comunicare l’incomunicabile.

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