Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film
Il leader della resistenza Maurice Lalubi viene tradito e catturato dal governo per fargli rinnegare pubblicamente le sue idee. Si colloca sul filone di film come La battaglia di Algeri, denunciando senza mezzi termini il colonialismo europeo in Africa e le dittature militari che collaborarono con esso, con un risultato per certi versi affascinante (il dubbio sul perché del tradimento ai danni di Lalubi, il curioso rapporto che si crea col gerarca militare e la tensione che monta prima delle torture) e sicuramente molto sentito. Il problema è che si vede che non era nato per essere un lungometraggio (doveva finire in Amore e rabbia): nonostante duri poco più di un'ora i tempi sono talvolta inutilmente dilatati e alla fine la sostanza, per quanto forte ed interessante, risulta pochina ed annacquata. Inoltre il personaggio interpretato da Citti sembra buttato lì giusto per far presenza: dovrebbe rappresentare l'altro lato della medaglia, cioè l'umanità egoista e pusillanime che però vedendo il comportamente eroico del protagonista va incontro ad una redenzione, ma la sua caratterizzazione è troppo abbozzata per poter colpire.
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