Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Tre viaggi contemporanei per condurre degli improbabili soggetti ai loro seggi elettorali di riferimento. La linea narrativa più divertente è quella di Furio, personaggio ossessivo ed intrinsecamente esilarante, che spinge la moglie a fuggire con un bellone che sembra uscito da una soap opera (l'onnipresente Angelo Infanti), però lo spaccato più interessante forse è quello di Pasquale, migrante meridionale che dalla Germania attraversa tutta l'Italia fino alla Basilicata: gliene capitano di tutti i colori e non parla mai, ma quando arriva alla sede fa uno sproloquio incomprensibile (di cui si intuisce la natura critica). L'avventura di Mimmo invece cerca di creare una sorta di conflitto generazionale fra questo ragazzotto addormentato e sua nonna, ma nel complesso credo sia la parte più gratuita, retta soprattutto dalla simpatia pervasiva della Sora Lella e di Mario Brega. Avendolo visto più volte da ragazzino ci sono affezionato, anche se più lo vedo e più rendo conto di quanto zoppichi. Se lo si analizza come opera critica/generazionale direi che ne usciva con le ossa rotte già ai tempi: non morde mai e si perde un po' nel qualunquismo (non per fare raffronti ingenerosi, ma se pensiamo che tre anni prima era uscito Ecce bombo...). Va decisamente meglio sul versante della commedia pura, perché per quanto Verdone non abbia mai avuto (con le dovute eccezioni) chissà quale raffinatezza di scrittura ed ogni tanto ci siano delle cadute di stile (la prostituta interpretata da Milena Vukotic, ma in generale tutta la parte nell'albergo che allunga troppo la vicenda) i personaggi funzionano ed i tanti momenti cult rendono comunque il film degno di visione.
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