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Dellamorte Dellamore

Regia di Michele Soavi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dellamorte Dellamore

di giansnow89
7 stelle

Ironico e sanguinolento, molto pessimistico.

Collocare Dellamorte Dellamore in una categoria è missione deliziosamente difficoltosa. La pellicola non rinnega la sua vocazione spiccatamente horror, ma la contamina con quell'anima sociale e vagamente contestataria tanto cara a Tiziano Sclavi (autore del romanzo da cui è tratto questo lavoro di Michele Soavi), mascherandola abilmente come black humour. Il protagonista Francesco Dellamorte, custode del cimitero di Buffalora, è dotato di un tranquillo e disincantato fatalismo verso la morte. Il suo cimitero è l'approdo naturale e designato per tutti: insensato dolersene. I "vivi morenti" non lo disturbano, e i "morti viventi" che infestano il suo cimitero non lo spaventano. Un colpo di pistola alla testa e passa la paura. Confesserò che in generale gli zombi cinematografici mi ispirano più il riso che il terrore, tuttavia i "ritornanti" di questa pellicola generano più che altro indifferenza, se non compassione. La processione di corpi appare pateticamente senza scopo, e il tanfo della morte è più vivo che mai. Dellamorte, in ogni caso, pare avere molta più dimestichezza coi defunti che con gli squallidi vivi che abitano il suo paese: politici insensibili, giovani mostrati in tutta la spensierata ed effimera vacuità della loro età, vecchiette per cui ogni giorno scorre uguale al precedente. La vita sembra essere solo una parentesi brevissima, o un incidente di percorso, nel grande cerchio della morte. E infatti a un certo punto Dellamorte impazzisce: non distingue più cosa sia vita e cosa sia morte, comincia a uccidere, come il Dottore in Indagine su un cittadino non viene creduto pur professandosi l'assassino, si stanca del suo limbo, fugge per la prima volta da Buffalora per scoprire cosa c'è al di là. Come in un macabro Truman Show, la ricerca si conclude con un esito nichilistico: fuori da Buffalora c'è il nulla, fuori dalla vita c'è il nulla, tutte le strade conducono invariabilmente al suo cimitero. 

 

Rispetto al pallido e inconsistente film su Dylan Dog del 2010, Dellamorte Dellamore risulta essere il più appagante gingillo per chi è cresciuto a pane e Indagatore dell'incubo. Sfortunato con le donne, con un assistente fuori di testa, con il mitico Maggiolino, il suo hobby senza termine, e soprattutto il volto di Rupert Everett, Dellamorte è la controparte perfetta dell'inquilino di Craven Road 7. Ed è un completamento necessario della totalizzante esperienza sclaviana del fumetto. 

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