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2010 - L'anno del contatto

Regia di Peter Hyams vedi scheda film

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La recensione su 2010 - L'anno del contatto

di alan smithee
5 stelle

Nove anni dopo le vicende legate alla missione del Discovery One, con il computer HAL 9000 proteso a difendere con orgoglio la propria infallibilità messa in discussione dai fatti, il mondo si ritrova in pieno clima da guerra fredda tra le due superpotenze, con minaccia nucleare a portata di bottone.

Tuttavia la circostanza di una imminente deriva del relitto della navicella spaziale di cui sopra, sempre più in rotta di collisione verso Io, il satellite di Giove attorno al quale si consumò il duello uomo-macchina che fece disperdere le tracce di David Bowman del celeberrimo capostipite di Kubrick, spinge una navicella russa a segnalarne il problema, e a dare ospitalità ad una squadra Usa inviata in loco per scongiurare il contatto.

Il dottor Heywood Floyd (Roy Scheider) e altri due americani vengono ibernati ed inviati a raggiungere il satellite Europa, ove il ritrovamento di clorofilla induce a ritenere che quel globo possa ospitare un giorno forme di vita. Il passaggio attraverso l’altro satellite, Io, appare tuttavia obbligato per sincerarsi dei fatti accaduti 9 anni prima alla precedente missione fallita.

Ma il nostro uomo viene svegliato in anticipo per poter dare delucidazioni ai russi. Superato Giove, anche gli altri due americani vengono risvegliati, uno dei quali, il dottor Chandra, già istruttore di HAL, comincerà ad interrogarlo, scoprendo le reali cause del suo devastante default raccontato nel penultimo capitolo del capolavoro kubrickiano. E quando l’astronave raggiunge la sua meta, ecco apparire il monolite gigantesco, forza impenetrabile che finisce per assimilare uno degli astronauti, come successo anche a Bowman. Costui riapparirà via cavo alla moglie, direttamente sullo schermo televisivo, e poi a Floyd stesso, sotto forma di spirito evoluto a forma immateriale, consigliando il comandante ad allontanarsi da quel luogo, perché qualcosa di straordinario sta per accadere, preannunciato da strani fenomeni visivi che aleggiano sopra la superficie di Giove.

Intanto sul pianeta l’ostilità tra le due superpotenze si acuisce, tanto che ad un certo punto i due equipaggi vengono obbligati a separarsi e dividersi.

Chardra riprogramma HAL per tornare indietro e lui obbedisce, nonostante qualche riluttanza, facendo si che il Discovery soccorra la navicella russa Leonov dandole energia sufficiente per affrontare il rientro. Nel rientrare, i due equipaggi assisteranno alla nascita di un secondo Sole, una stella visibile pure dal nostro pianeta, che permetterà ai due leader delle due potenze prenderlo come un segnale dall’altro giunto per far cessare le ostilità.

I due soli garantiranno luce perenne, e quello nuovo farà sciogliere i ghiacci su Europa, gettando le basi per una possibile nascita di nuove forme di vita. Proprio su quel satellite, si scorge da lontano un monolite nero conficcato al suolo, pronto a far attecchire una nuova civiltà.

Ne racconta di eventi e circostanze, questo sequel ufficiale del capolavoro assoluto di Kubrick: forse ancora di più del capostipite. La differenza tra i due tuttavia rimane quella che esiste tra un’opera d’arte e un prodotto da puro intrattenimento.

Peter Hyams, onesto artigiano al soldo di majors di livello, esegue con professionalità un lavoro impeccabile, ma inevitabilmente su commissione, senza alcun pensiero che non sia legato all’incasso e a trascinare pubblico in sala.

Molte tra le questioni messe in evidenza, come l’acuirsi dei contrasti tra le due super potenze nucleari, viene poi a rivelarsi un falso presagio, perché già solo un anno dopo l’uscita del film, gli effetti della cosiddetta Prestrojka di Gorbaciov inizieranno a smantellare quell’Urss assolutista e impenetrabile, distendendo il clima teso presente da decenni fino alla prima metà degli ’80.

Mestiere, impeccabilità di messa in scena…. Ma la distanza col capolavoro capostipite risulta lontana anni luce.

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