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Zero in condotta

Regia di Jean Vigo vedi scheda film

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La recensione su Zero in condotta

di OGM
8 stelle

Il sarcasmo è uno strumento prettamente cinematografico: è, infatti, un'altalena espressiva che fa la spola tra la buffoneria e la cattiveria, utilizzando la storpiatura come una perfida forma di immaginazione. La fantasia del "bravo bambino" è ben diversa rispetto a quella della "piccola peste": se il primo scorge, infatti, attorno a sé, un mondo popolato di bambole, peluche e burattini, il secondo vede invece sfilare, davanti a propri occhi,  una parata di fenomeni da baraccone, nani, saltimbanchi, scheletri, donne cannone,  perché la prerogativa di ogni Pierino è guardare la realtà attraverso una lente deformante che abbruttisce. Per i quattro "ragazzini terribili" protagonisti di questo film, gli adulti sono insopportabili mostri da combattere con ogni mezzo, perché la loro presenza, più che ingombrante, è deprimente ed infestante. Jean Vigo, in questo mediometraggio, assume in pieno il loro punto di vista, dipingendo i grandi ed, in particolare, le autorità scolastiche, come creature grottesche, affette da disgustose malattie come la morte, l'ipocrisia, la follia, che le rendono fin troppo vulnerabili rispetto alle geniali invenzioni di una sana e genuina monelleria infantile. Del resto, il fresco vento della libertà, come insegna la Storia, spira sempre dal basso verso l'alto,  sollevando in men che non si dica i vecchi, logori schemi di cartapesta delle inveterate convenzioni. Poco importa se le armi della rivoluzione imitano quelle in mano all'oppressore: dopo tutto, per diventare bellicosi, è indispensabile avere assimilato, almeno in parte, il cattivo esempio di chi si vuole spodestare. Zéro de conduite è una feroce allegoria delle lotte sociali, in cui l'impossibilità di educare i collegiali irriducibili rappresenta quella insubordinazione intellettuale che è la premessa di ogni rivolta contro la dittatura morale e culturale della tradizione.

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