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Ultracorpi - L'invasione continua

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Ultracorpi - L'invasione continua

di maurizio73
4 stelle

Scienziato della protezione ambientale, con famigliola al seguito, arriva in una base militare per prelevare campioni ed effettuare analisi sulla presenza di una potenziale minaccia ecologica nel sito. Ben presto si trova di fronte ad una misteriosa pandemia psicotica che induce gli abitanti della base a credere che il loro parenti più prossimi siano stati sostituiti durante il sonno da misteriose entità clonali di origine aliena.
Quando anche la moglie ne rimane vittima , decide di fuggire insieme ai due figli ma ormai sembra che nessuno nella base ne sia più veramente immune.
Più che l'ennesimo (il terzo) adattamento cinematografico del famoso libro di Jack Finney del 1955 (dopo il capolavoro di suspence di Don Siegel del 1956 e la versione fanta-horror di Philip Kaufman  del 1978, ma prima delle convenzioni futuristiche e patinate di Oliver Hirschbiegel che nel 2007 sente il bisogno di editarne una quarta versione con la siliconata e inespressiva Nicole Kidman), questo di Abel Ferrara sembra essere un omaggio cinefilo e citazionista ai codici ed all'estetica dei B-movies degli anni'50, una 'Matineè' in salsa fanta-horror più nelle corde di un Joe Dante che di un maestro delle ossessioni esistenzialiste e della trasgressioni di una dolente modernità come il regista newyorkese.
Depurato dai riferimenti metaforici all'incombenza di una invasione 'rossa' in piena guerra fredda ('The invasion of body snatches'- Don Siegel 1955) come pure dall'estetica splatter della fantascienza anni'70 (dove le mutazioni del corpo sono il segno di una profonda trasformazione culturale e sociale ma anche di una più banale evoluzione degli effetti speciali e del make up), il film di Ferrara appare più come un mero esercizio di stile che la manifestazione di una vera urgenza creativa, limitandosi a svolgere un compitino dove alla banalità delle caratterizzazioni al limite del clichè (lo scienziato scettico e positivista, la teen ager inquieta e sospettosa, il bambino innocente e ipersensibile come pure il medico paranoico di un irriconoscibile e grottesco Forest Whitaker) ed alla pacchiana prevedibilità del plot (con tanto di fuga finale finita male) si unisce la desolante povertà creativa di uno script che finisce per produrre una sciatta emulazione di soggetti dai classici del genere (dal 'I figli dell'invasione' (1957) di John Wyndham al 'Modello Due' (1952) di P.K.Dick pure divenuti centrali in opere piu' significative da Wolf Rilla a Carpenter fino a Duguay). Pur considerando questi aspetti come una divertente e divertita elaborazione filmica dei chiari riferimenti meta-cinematografici ai classici della lettaratura fantastica che intende omaggiare, il film di Ferrara appare manchevole soprattutto nella incertezza di un registro che non è serioso a sufficienza da instillare tensione nè credibilmente parodistico da indurre al sorriso, tranne forse per qualche smorfia di involontaria ironia che suscita la reazione allarmata dell'inebetito scienziato piuttosto che nella ridicola isteria di un corpulento ufficiale medico in crisi di identità. Paradossalmente a loro agio nel ruolo sono invece la moglie attonita e taciturna di una Meg Tilly naturalmente inespressiva ed il generale autoritario e paranoico di un onesto caratterista come R. Lee Ermey. Non tutti i ruoli vengono per nuocere. Guardando il film effettivamente siamo assaliti dal sospetto che anche Ferrara sia stato sostituito dal clone antropomorfo di un viscido e tentacolare baccellone gigante. Aridatece Joe Dante!

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