Espandi menu
cerca
Le mani sulla città

Regia di Francesco Rosi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

lamettrie

lamettrie

Iscritto dal 20 giugno 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 6
  • Post -
  • Recensioni 606
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Le mani sulla città

di lamettrie
10 stelle

Un’opera d’arte perfetta, secondo me. Lo è dal punto di vista estetico; lo è per la verosimiglianza all’oggetto; lo è per la capacità di rendere il messaggio nel modo più realistico ed utile.

Dopo la visione, il quadro è chiarissimo:

1)  A dominare dal punto di vista politico è solo il ricco: solo questo può pagare tutto, corrompere tutto, compresi i mezzi di informazione così da far credere alla stragrande maggioranza dell’elettorato votante ciò che tale ricco vuole. Una delle tantissime frasi significative del film è del Dc, orripilante come tutti i veri Dc che abbiano avuto potere (infatti è diventato sindaco), quello interpretato alla grande da Salvo Randone, che invitava  a non preoccuparsi del fatto che forse l’opinione pubblica avrebbe deplorato gli scandali che avevano ucciso diversi innocenti in casa loro: “L’opinione pubblica la creiamo noi”.

2)  Tra i ricchi primeggia, nella capacità di diventare leader politico, il più disonesto, il quale è tale perché si fa meno scrupoli a delinquere, dato che sa che delinquere è il modo migliore e più veloce per arricchirsi, data l’impunità che in Italia è garantita ai criminali ricchi. E lui entra in politica proprio perché sa che solo lì si può davvero rendere legale ciò che in realtà è invece illegale e immorale. Quindi da vero delinquente non può star fuori dalla politica: se sta in politica può continuare a offendere i diritti umani delle sue vittime, e a trarne vantaggi economici maggiori che altrimenti non avrebbe; se ne sta fuori, rischia che la verità dei suoi crimini contro tali diritti lo lasci morire povero in prigione.

3)  Ciò è possibile solo perché l’elettorato è ignorante e autolesionista: infatti tutti in quella Napoli scendono in piazza per lamentarsi a gran voce quando sono lesi i propri interessi privati; eppure tali contestatori evaporano, ed anzi votano il politico più corrotto, e proprio quel politico che molto probabilmente sarà il loro carnefice domani. Così infatti è il Nottola politico di turno, che risparmia sulla sicurezza proprio perché conosce con approfondita certezza che, in maggioranza, il cittadino ed elettore napoletano, ma in generale si potrebbe dire italiano, ha una vena masochista e lazzarona insieme, proprio perché non vorrà mai fare la fatica di conoscere, e di prendere le decisioni conseguenti per tutelare la propria dignità. Le brave persone, quanto meno quelle non masochiste, saranno sempre in netta minoranza, almeno per quanto si è qui visto, come il consigliere De Vita, così commuovente nel suo senso dello stato e dell’amor proprio, virtù che lo rendono infatti una mosca bianca al sud, ma anche in generale in Italia.

 

Detto questo sul messaggio, il film va elogiato e mostrato senza risparmio, già nelle scuole medie. Tecnicamente è perfetto: non ha fronzoli, non concede la noia, fa toccare con mano immediatamente tutta la delinquenzialità abituale della classe dirigente politica italiana, che di tale sfregio dei diritti e della cultura non ha mai potuto fare davvero a meno (altrimenti l’onestà non sarebbe stata deturpata e tale classe dirigente avrebbe fatto la fame in un continuo andirivieni dentro e fuori dalle carceri: per fare così male al prossimo ci vuole una vocazione specifica, un’attitudine consolidata; quindi è necessaria l’impunità creata dalla politica al fine di permettere l’arricchimento del criminale, e di opporsi alla sua rieducazione, come già qui detto).

Il realismo delle scene, spesso tragiche, è lodevolissimo. E lo è anche quando tratteggia i compromessi immorali e le menzogne (solo apparentemente coperte da retorica) che la classe dirigente politica attua con impressionante perseveranza e disinvoltura all’interno dei palazzi del potere.

A 53 anni di distanza dalla sua uscita, per me “Mani sulla città” risulta ancora un capolavoro, e soprattutto attualissimo purtroppo: una delle tante sconfitte degli italiani (e sono molte meno delle vittorie, ahinoi) sta nel fatto che la situazione gravissima della classe dirigente politica e imprenditoriale italiana è rimasta tale. Anzi, è peggiorata, a ben vedere: a vantaggio economico di tali politici e imprenditori disonesti, a svantaggio della stragrande maggioranza degli italiani non costantemente disonesti.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati