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Lola Montès

Regia di Max Ophüls vedi scheda film

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La recensione su Lola Montès

di jonas
7 stelle

Lola Montès (realmente esistita), ballerina di non eccelse qualità, ha avuto un’innumerevole serie di amanti altolocati, culminante nel re di Baviera Luigi I, ed è poi finita a esibirsi in un circo americano dove un imbonitore rievoca le sue gesta e gli spettatori possono baciarle la mano pagando la modica cifra di un dollaro. L’ultimo film di Ophuls, nonché l’unico a colori, è letteralmente spaccato in due parti di valore molto disuguale: quella nel presente è una riflessione di impressionante modernità sulla “mercificazione del desiderio” (Mereghetti) e sulla spettacolarizzazione esibita della propria intimità, che ha ancora molto da dire in epoca di social media; quella raccontata nei flashback è la storia, piuttosto squallida e poco interessante, di una mantenuta e dei vecchi bavosi che ne hanno decretato l’equivoca notorietà. Per capirsi: ci corre la stessa differenza che fra considerare Fabrizio Corona come fenomeno sociologico e appassionarsi davvero alle sue avventure. Del resto Martine Carol è poco espressiva, e il ruolo migliore ce l’ha sicuramente Peter Ustinov, il cui personaggio sembra riproporre la scissione ora descritta: un po’ sfrutta cinicamente la sua creatura, un po’ se ne sente attratto.

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