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La ragazza con la pistola

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su La ragazza con la pistola

di ligeti
8 stelle

La ragazza con la pistola è un film simpatico. Non è certo tra i capolavori di Mario Monicelli, ma resta una commedia parecchio strampalata e, nonostante non riesca a reggere il ritmo iniziale fino alla fine, riuscita.  È un film che rientra senz’altro in quel famoso filone della commedia all’italiana che, tra la seconda metà degli anni Cinquanta e gli anni Settanta e al fianco del cinema d’autore, fece grande il cinema italiano. Anche se, complice forse l’ambientazione anglosassone, c’è qualcosa di un po’ hollywoodiano — alla Wilder o alla Edwards — in questa commedia. Che all’epoca, non a caso, venne candidata al premio Oscar come miglior film straniero e che si ricorda, non secondariamente, per aver lanciato definitivamente Monica Vitti come attrice brillante dopo essere stata la musa, non solo artistica, di Michelangelo Antonioni (che fu infatti il suo primo compagno). Assunta Patanè è una giovane siciliana che viene rapita per errore da Vincenzo Macaluso. Lei, che è segretamente innamorata di lui, si lascia sedurre e abbandonare. Il giorno dopo infatti lei si sveglia sola e scopre che l’uomo è fuggito nel Regno Unito per evitare le conseguenze del suo gesto. Assunta — che non ha padre né fratelli — è costretta a difendere il suo onore da sé e parte quindi per l’Oltremanica armata di pistola e decisa ad uccidere il suo seduttore. Una siciliana inviperita si ritrova così scaraventata nella swinging London degli anni Sessanta, con tutte le conseguenze del caso. L’inizio con il rapimento che fa avviare la vicenda è da antologia, così come i due personaggi principali, accomunati da una tipica relazione di amore/odio che è alla base delle scene più divertenti del film. I personaggi di contorno, come da tradizione nella commedia all’italiana, sono interpretati da quei caratteristi come Tiberio Murgia che costituivano un valore aggiunto del nostro cinema; mentre il giovane omosessuale che tenta di suicidarsi per amore è Corin Redgrave, fratello della ben più famosa Vanessa. La bella fotografia a colori del grande Carlo Di Palma (già collaboratore di Antonioni per Il deserto rosso e Blow-up, nonché secondo compagno di vita di Monica Vitti a partire dal 1964 e poi collaboratore decennale di Woody Allen), la colonna sonora anticonvenzionale di Peppino De Luca e la regia di Monicelli completano il quadro di un film simpatico, che gioca sui più biechi stereotipi del Sud con tono scherzoso e consapevole nonché con una notevole capacità di stilizzazione, ricostruendo la Sicilia in un paesino pugliese (la cittadina siciliana che si vede all’inizio del film è infatti in realtà il paese pugliese di Polignano a Mare) ed assegnando il ruolo della siciliana ferita nell’onore ad un’attrice romana, una Monica Vitti davvero memorabile. VOTO: 3,5/5

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